La storia di Nina

Io sono Nina - Storia di una demenza senile

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“Mi porterebbe a casa, adesso?” chiede mia madre.
Mi dà del lei, non ha idea di chi io sia.

E’ opinione comune che la demenza senile sottragga alle persone la memoria, ma fa ben più di questo. La demenza spazza via intere esistenze, sprofonda chi ne è colpito in un abisso di solitudine, deruba della possibilità di trovare conforto in chi ti è più caro, trasformandolo in un estraneo.
Quella di Nina è una storia in presa diretta, dove una figlia si confronta con il suo stesso ruolo di ‘figlia’ ormai privo di significato, con la disattenzione del passato, l’approssimazione con cui è trattata la vecchiaia, le difficoltà nelle relazioni con gli operatori sanitari.
Ne nasce una riflessione sul significato da dare alla vita se questa è così incline a farsi spazzare via.

“[…]per quanto importante possa sembrarci, l’amore del tuo uomo, l’amore per i figli, ciò che hai costruito, il dolore che hai dovuto attraversare, nulla, di tutto ciò, regge all’epurazione maniacale della demenza.”

La storia della demenza senile di Nina nelle parole della figlia

Le protagoniste di questa storia vera sono un’anziana madre, Nina, e la figlia, la voce narrante. La madre è nella fase conclusiva della sua demenza senile e l’improvvisa assenza per un mese della badante, porta la figlia a trasferirsi nella sua casa d’infanzia per starle accanto.

Il libro racconta tre momenti − i giorni prima di un ricovero ospedaliero, i giorni dell’ospedale, il ritorno a casa − che segnano il progressivo peggioramento delle condizioni della madre, modificando la routine quotidiana e la relazione stessa fra le due donne. Prima del ricovero le dimenticanze, le ripetizioni, i mancati riconoscimenti riescono ancora a strappare un sorriso, ma la sincope che porta l’anziana in ospedale è come uno spartiacque oltre il quale c’è solo la definitiva perdita della memoria.

E nel raccontare una lotta già persa in partenza l’autrice costruisce un viaggio in cui si trova a riflettere su come intendiamo la  disabilità, sull’indifferenza e la superficialità con cui a volte trattiamo i nostri anziani.

E’ impossibile non rimanere contaminati dall’abisso in cui sprofonda chi è affetto da demenza senile, una malattia che già oggi riguarda migliaia di persone e per la quale si prevede un aumento esponenziale nei prossimi decenni. Con milioni di anziani ammalati la demenza sarà un problema che sempre più riguarderà ciascuno di  noi.

Ma anche in una storia come questa, dove tutto sembra già scritto, dove quanto abbiamo di più caro – la nostra identità, i nostri ricordi – viene spazzato via, c’è qualcosa da imparare. Ciò che queste persone ci insegnano è un altro rapporto con il tempo, ciò a cui ci allenano è la calma e la lentezza, la lezione di vita che ci impartiscono è la capacità di vivere il presente e di apprezzare le piccole cose. Ed è questo nuovo sguardo con cui d’ora guarderemo alla realtà, l’eredità più grande che una persona affetta da demenza senile può lasciare dietro di sé.

E per quanto mi riguarda un ringraziamento va a mia madre, Nina, anche se mi rendo conto che lo faccio a tempo ormai scaduto.

Non sei stata una madre perfetta, come io non sono stata una figlia perfetta. Pur nelle nostre imperfezioni abbiamo vissuto la nostra storia sapendo di esserci l’una per l’altra. E anche se nel profondo della tua malattia non sapevi più chi io fossi, io sapevo chi tu eri e questo bastava per tutte e due.

Questo libro è dedicato a te, mamma.

Qui trovi l’anteprima di Io sono Nina- Storia di una demenza senile

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