Intervista di Libersfera all’autrice di Io sono Nina
Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre 2019 –
Intervista pubblica su Libersfera:
Chi è l’autore del libro? Raccontaci un po’ di te (non come scrittore), delle tue passioni, dei tuoi sogni…
Mi occupo di comunicazione d’impresa online e offline, ovvero su media tradizionali e digitali. Scrittura e informatica sono due elementi che hanno caratterizzato la mia formazione. Ho scritto la prima pagina web a metà degli anni novanta e oggi sono attiva anche come blogger e content writer. Alla base di tutto c’è però una grande passione per la lettura, una curiosità insaziabile e una mente discola che si perde in mille pensieri e immagini senza che io possa davvero fare qualcosa per renderla più obbediente.
Cosa significa per te scrivere?
E’ il modo migliore che ho trovato per riflettere e interrogarmi sulle cose che incontro nella vita, nelle letture, nelle relazioni. Spesso la vita ha avuto il sopravvento sulle mie incursioni letterarie così il mio cassetto si è riempito di testi, alcuni conclusi altri no. Ma forse in questa fase del mio percorso, e grazie anche al Selfpublishing, è giunto il momento di tirare fuori da quel cassetto qualche libro per vedere se ha retto la prova del tempo e cominciare a lavorarci per fargli prendere un po’ di luce.
Cosa vuoi raccontare con il tuo libro e quali sono le tue ambizioni?
“Io sono Nina” racconta una storia vera di demenza senile. Quello che cerco di raccontare è l’esperienza della sensazione di vuoto completamente nuovo. E’ il vuoto che si crea nella persona con demenza nella sua progressiva perdita della propria identità e in chi perde la persona che ha amato mentre questa è ancora in vita. Nella perdita, che sia un abbandono o la morte, il vuoto è concretizzato da un distacco fisico. Nella demenza la persona è ancora presente a reclamare un proprio posto, mentre tutto ciò che è la sua storia e identità è eroso giorno per giorno. Inoltre, quando si vive una storia di non autosufficienza si incontra un mondo che per i “normodotati” non esiste finché non ci si sbatte il naso contro. I problemi legati all’assistenza, ai servizi sociali, a come nel nostro vivere sociale tendiamo, tutto sommato ancora oggi, a porre ai margini le persone non-autosufficienti e le loro famiglie. Basti pensare ai tagli degli ultimi anni ai servizi di supporto per ridurre la fatica del loro vivere quotidiano. “Storiademenzasenile”, ll blog che ho creato, prendendo spunto dal libro, ha proprio l’obiettivo di accendere una luce su queste problematiche cercando di dare qualche risposta concreta.
Quanto hai impiegato per la stesura del libro e qual è stato lo scoglio maggiore che ti ha portato via più tempo?
La scrittura del libro ha praticamente accompagnato l’ultimo anno di vita di mia madre, Nina. Era un tempo in cui la sua demenza mi ha fatto annaspare in un fiume in piena di sensazioni, difficoltà, domande irrisolte. Ricordo che ero in metropolitana a Milano, dopo una telefonata con mia sorella in cui dovevamo prendere un’ennesima, difficile, decisione, ho cominciato a scrivere. E così ho proseguito, giorno dopo giorno, sempre sulla metro, come se la confusione di quel luogo mi proteggesse dalle mille cose che hanno cominciato bussare nella mia mente appena ho aperto il rubinetto della scrittura.
Come ti sei sentita quando hai capito di aver portato a termine il tuo lavoro?
C’è stato un pensiero, che è nel libro, che mi ha fatto capire che quella storia si era conclusa. A un certo punto ho scritto che mia madre era “oltre la dimenticanza” e ho percepito per la prima volta che mi ero inoltrata in un terreno inesplorato di cui ho solo scalfito la superficie. Per questo motivo penso che sarà oggetto di un altro libro. Quando si parla di demenza si pensa subito al “dimenticare le cose”, senza che veramente si percepisca come a essere stravolta e cancellata è ciò che noi tutti abbiamo di più caro e che ci definisce come persone nel mondo: la nostra esistenza e identità.
Qual è stata l’emozione più forte, positiva o negativa, che hai vissuto dopo la pubblicazione del libro?
La pubblicazione l’ho vissuta come un impegno organizzativo. Mi sono quindi occupata di tutti i dettagli: dalla copertina, al creare il blog, la pagina su Facebook, contattare i blogger che si occupavano di libri e così via. Scrittura, pubblicazione e promozione sono momenti molto diversi. E gli ultimi due sono senz’altro meno emozionali e più tecnici; e così deve essere per poter condurre il proprio libro verso il mondo. Dove invece ritrovo emozioni forti è negli incontri di presentazione dove, dal contatto diretto con le persone, emerge quanto ci sia bisogno di portare fuori la demenza dalle quattro mura domestiche in cui è spesso relegata.
Credi che continuerai a scrivere in futuro?
E come potrei vivere altrimenti?
Quali sono i tuoi scrittori preferiti e, in generale, le letture che prediligi?
Da adolescente ho incontrato gli autori della Beat generation tradotti in Italia da Fernanda Pivano. E così è cominciato un incontro di nomi e scritture che mi hanno portato ad altri nomi e scritture come Ginsberg, Burroughs, Kerouac e poi Cesare Pavese e nella musica Fabrizio De André. Tutti autori che hanno consolidato la mia passione per la lettura. Potrei poi dirti di Clarice Lispector, di Virginia Wolf, del grande George Simenon. Oppure per autori più recenti potrei farti i nomi di Wu Ming o Tullio Avoledo. Sono una lettrice disordinata, passo dagli autori thriller della Scandinavia a rileggere Emile Cioran senza pormi alcun problema. Da qualche anno ho finalmente risolto anche il problema di non poter portare con me la mia libreria fisica… sono tutti qui nella libreria digitale.