Opposizione alle dimissioni di malati cronici non autosufficienti
Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio 2021 –
“Malato cronico non autosufficiente” è questa la condizione in cui si trovano ad essere molti anziani nell’ultima parte della loro vita.
Anche per mia madre, in una fase successiva a quella raccontata nel libro “Io sono Nina” Storia di una demenza senile, ci siamo trovati davanti alla necessità di dire no ai medici che la volevano dimettere.
Purtroppo avevo già fatto esperienza con mia suocera che più di un anno prima si era trovata nella stessa situazione e viaggiavo già con le lettere di opposizione in tasca, pronte per essere spedite.
La mia esperienza
Lo considero un argomento delicato perché si fa presto a puntare l’indice contro la sanità, d’altro canto ci sono dei diritti di cui spesso non siamo a conoscenza ma che esistono.
Quando è toccato a noi confrontarci con i medici per dire no alle dimissioni di mia madre mi è sembrata in tutta franchezza una guerra fra poveri.
Per giustificare le dimissioni hanno evocato la carenza di letti, la presenza in pronto soccorso di persone più bisognose di lei che aveva i parametri buoni per la sua condizione (tre giorni dopo è deceduta). Ho scacciato il senso di colpa ricordando l’andirivieni settimanale con l’ambulanza dal pronto soccorso dove rimaneva per poche ore per “riavviare la stomia”. Uno stress per lei che ne usciva affaticata oltremisura e appena recuperava un po’ era già tempo di un nuovo ricovero.
L’altra forza del nostro “no”, è derivata dalla consapevolezza dei diritti di mia madre nella sua condizione di anziana non autosufficiente, malata cronica e colpita da demenza e da quelle lettere che avevo in tasca già pronte per essere spedite nel caso fosse stato necessario.
Non le abbiamo usate, il primario del reparto ha prolungato il ricovero e attivato gli operatori del distretto per la ricerca di un posto presso l’Hospice. Vennero dopo un paio di giorni in ospedale per fare la valutazione e ci dissero che comunque c’era una lista di attesa.
Non so come sarebbe andata a finire con la lista d’attesa da una parte e la determinazione a dimetterla dall’altra. La sua morte è intervenuta a trarre tutti loro d’impaccio. Ma proprio mentre realizzavo questo mini blog ho scoperto che fra i servizi attivabili a domicilio c’è anche l’ospedalizzazione domiciliare (S.D.) (vedi l’articolo: Quali sono i servizi su cui puoi fare affidamento?). Nessuno ce ne parlò mentre, almeno per quanto si legge sulla carta, è proprio il servizio utile a malati cronici per essere assistiti in maniera adeguata e per vedere garantita la continuità alla cura anche a domicilio.
Quali sono i diritti di un anziano non autosufficiente
Ricorda che la nostra Repubblica tutela la salute e nella legge che istituisce il Servizio sanitario nazionale (L. 23 dicembre 1978, n. 833) indica nell’art. 1:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale.
La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana. Il servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di
tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio.
e nell’art. 2 indica che il S.S.N. deve garantire tra le altre cose:
la tutela della salute degli anziani, anche al fine di prevenire e di rimuovere le condizioni che possono concorrere alla loro emarginazione;
Ecco che allora, il fatto che un ospedale tenti di dimettere il tuo genitore come se quello che avviene dopo le dimissioni non sia affar suo, non è contemplato dagli stessi principi fondanti che lo hanno costituito.
E di questo diritto alla continuità della cura spesso gli operatori sanitari si “dimenticano” di avvisarti.
Naturalmente la soluzione non è di tenere l’anziano in ospedale per sempre, ma che vengano attivati i servizi territoriali per usufruire dei LEA ovvero:
I Livelli essenziali di assistenza (LEA), vale a dire le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale, sono stati definiti con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001, entrato in vigore il 23 febbraio 2002.
Accettare dimissioni senza garanzie sulla continuità della cura vi rende penalmente responsabili
Un’altra cosa che gli operatori si “dimenticano” di dirti è che sotto il profilo giuridico accettare le dimissioni da ospedali e da case di cura private convenzionate di una persona cronica non autosufficiente incapace di programmare il proprio futuro, significa sottrarre volontariamente il paziente dalle competenze del servizio sanitario nazionale e assumere tutte le relative responsabilità, comprese quelle penali, nonché gli oneri economici conseguenti alle cure che devono essere fornite al malato.
Qui di seguito ho preso un estratto da uno dei tanti documenti che si trovano in rete sulla materia:
ACCESSO ALLE PRESTAZIONI RESIDENZIALI. OPPOSIZIONE ALLE DIMISSIONI DA OSPEDALI O DA CASE DI CURA PRIVATE
Prima di accettare le dimissioni dall’ospedale o da altra struttura sanitaria bisogna valutare attentamente la situazione. Infatti, si va incontro a gravi rischi se si accettano le dimissioni quando permane ancora lo stato di malattia e di non autosufficienza del proprio parente e dall’Asl non c’è l’impegno scritto di garantirgli/le la continuità delle cure sanitarie a domicilio o in una Rsa, Residenza Sanitaria Assistenziale.
Infatti, chi accetta le dimissioni:
- assume volontariamente tutte le responsabilità civili, penali ed economiche relative alle esigenze di cura del malato e agli eventuali danni causati a terzi dallo stesso infermo;
- deve farsi carico in proprio degli oneri relativi alle cure socio-sanitarie del congiunto malato e non autosufficiente. Se è curato a domicilio è possibile chiedere l’attivazione delle cure domiciliari. Non sempre però l’Asl fornisce una risposta positiva in tempi soddisfacenti. Inoltre, il progetto approvato può risultare inadeguato alle reali esigenze del malato;
- deve tener conto che, se il malato è inserito in una lista d’attesa il ricovero in una Rsa può essere autorizzato dall’Asl anche dopo anni;
- deve sostenere con le risorse dell’infermo e, occorrendo, i propri mezzi, i costi per le prestazioni socio-sanitarie domiciliari alla persona a domicilio oppure per un posto letto privato in Rsa (anche 3.000-3.500 euro al mese).
Pertanto coloro che, valutata la situazione, non intendono volontariamente provvedere a domicilio ad un loro congiunto colpito da patologie invalidanti e non autosufficiente, possono opporsi alle dimissioni da ospedali e da case di cura private inviando le raccomandate A/R (in questo sito puoi trovare un fac-simile della raccomandata). Al riguardo si ricorda nuovamente che mai sono state approvate norme che obblighino i congiunti a svolgere attività di competenza del Servizio Sanitario Nazionale e dei Comuni. È importante ricordare bene che gli ospedali e le case di cura private non decidono in merito al ricovero di un anziano malato cronico non autosufficiente o di una persona con demenza senile disposto dal Servizio Sanitario, ospedale o Asl, che rimangono gli unici responsabili e referenti della cura sanitaria e socio-sanitaria del paziente.
L’ospedalizzazione domiciliare è possibile
Una forma alternativa al ricovero è l’ospedalizzazione domiciliare con la quale la responsabilità della cura del tuo genitore non è più del medico curante – tanto meno tua – ma della divisione ospedaliera che l’ha in carico. Quindi il tuo genitore può avere a casa tutte le prestazioni che normalmente si hanno in ospedale. Vedi questo l’articolo Quali sono i servizi per anziani autosufficienti e non? per vederne le caratteristiche.
Testo elaborato da diverse fonti:
http://www.lisdhanews.it/
http://www.fondazionepromozionesociale.it/
http://www.50epiu.it/Portals/0/AllegatiNotizie/Patronato/Anaste.pdf
http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2012/11/15/NZ_41_02.html
http://www.aimabiella.it/files/LEGGI-SANITARIE-MALATI-CRONICI-NON-AUTOSUFFICIENTI.pdf
Trovo questo articolo molto interessante. Premetto che ho vissuto un esperienza analoga con mia madre .Lei parla di guerra tra poveri ,
Io parlerei di negligenza e mancato servizio
ai limiti di un reato penale !!
Sì in effetti quando si vivono certe situazioni vien proprio da dire come dice lei.