Lo stato dell’unione
Tullio Avoledo
Sironi, Milano, 2005
pag. 441 – 11,90 euro
E’ tornato l’Avoledo de L’Elenco telefonico di Atlantide e del Mare di Bering, dopo la – secondo me – non felice digressione di Tre sono le cose misteriose.
Un fanta-politico che a una del nordest come me, non sembra neppure tanto “fanta”. Chiuso Lo stato dell’unione mi chiedo se una persona del nordovest può davvero cogliere fino a che punto il distacco del nordest dall’Italia per creare un nuovo stato razzista e xenofobo sia un progetto così fantasioso nel, diciamo così, profondo nordest.
Perché il nordest a volte spaventa. Perché c’è qualcosa di terribile in questo mito sfatato della micro-azienda-familiare e del farsi da sé che nulla ha a che vedere con il sogno americano, proprio perché privo di sogno. E le minacce di secessione di Bossi appaiono fantozziane di fronte al silenzio e al mutismo nel quale nel nordest ribolle la paura dell’altro.
Bronse querte (braci coperte), questo a volte mi sembra il mio Veneto, ora che ne vivo un po’ più distante, proprio qui nel nordovest. Ora che quando vi ritorno trovo notizie sulle ronde cittadine organizzate da privati con l’appoggio del sindaco di Montegrotto Terme, per non citare il famoso muro di Via Anelli di Padova.
Che fare? Lo chiedo a me, lo chiedo a Tullio, lo chiedo a coloro che non credono in stati dell’unione, ma neppure che integrazione significhi concedere diritti a tutto spiano solo perché si ha il timore di passare per razzisti. Perché come io non mi sento offesa dal corano o da una moschea, non vedo perché un musulmano in Italia si deve sentire offeso dal crocefisso. Anche se questo si trova in un ospedale. Anch’io non vorrei simboli religiosi in luoghi pubblici, ma si deve fare anche i conti con una tradizione cattolica radicata da generazioni.
Che fare? Allora? Non lo so. Verrebbe da dire che la ricetta tutto sommato è semplice e si chiama tolleranza, da parte di tutti. Ma non è forse la semplicità il grande traguardo che spesso sembra irragiungibile?
by Scri