Dove si impara la ferocia?
Il vocabolario dice che feroce significa crudele, efferato, inumano, senza pietà . Ma se la ferocia è inumana dove l’abbiamo imparata noi umani?
In una trasmissione televisiva scorrevano i testi dei racconti dei sopravissuti della scuola in Ossezia. Il capo dei terrosti che fa saltare in aria una donna kamikaze per far capire a tutti che non scherzano. Un bimbo assetato che trova un succo nella cartella e tenta di berlo di nascosto; il terrorista lo vede, gli strappa il succo dalle mani e gli spara alla nuca. Ragazze che chiedono di andare in bagno e vengono violentate. Una madre che viene liberata e deve decidere quale dei suoi due figli portare con sé, stringe al petto il più piccolo e si allontana inseguita dal pianto disperato della figlioletta più grande. Un padre che non riesce a calmare il pianto del figlio e per questo viene ucciso. Una bomba a mano lanciata in mezzo al gruppo dei neonati.
Dove abbiamo imparato tanta ferocia?
E quella di cui non sappiamo nulla, delle tante piccole guerre in Africa non meno feroci con bambini, donne e uomini? E di quell’altra, quella divenuta ormai storia, dai forni di Auschwitz alle repressioni in Cile, Argentina, Vietnam, Cambogia, lo stesso Iraq di Saddam e delle migliaia di altri spilli a segnare terre insanguinate nella carta geografica del terrore di questo nostro mondo?
Oggi si dice che il terrore è cominciato tre anni fa. Forse quello rappresentato in TV, ma il terrore e il terrorismo sono molto più vecchi, almeno per me che considero terrorismo anche la ferocia legalizzata dei tanti tiranni e dittatori finanziati e sostenuti dal mondo occidentale. Una ferocia che si è scatenata sulla vita, la pelle, il sangue, i sogni e le speranze di milioni di persone sparite nel nulla, come molte vittime delle torri gemelle e molti bambini della scuola dell’Ossezia. Dissolti, evaporati, senza diventare neppure polvere da disperdere nel vento.
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