Breve soggiorno sul lago di Garda
Da anni dovevamo sfruttare una Smartbox che ci era stata regalata. E proprio poco prima della scadenza abbiamo trovato un resort sul lato Veneto del lago di Garda. Ne abbiamo quindi approfittato per visitare alcuni luoghi iconici.
Il vittoriale degli italiani
E’ uno di quei luoghi che, se sei nato nel nord d’Italia, è molto probabile aver visto nell’infanzia. Il Vittoriale degli Italiani è situato sulle colline di Gardone Riviera e si affaccia sul Lago di Garda. Il complesso monumentale, voluto e realizzato da Gabriele d’Annunzio con l’architetto Gian Carlo Maroni, è un omaggio alla vita e alle imprese del poeta-soldato e fu realizzato come simbolo dell’Italia vittoriosa dopo la Prima Guerra Mondiale.
D’Annunzio, noto per il suo spirito audace e la sua personalità eccentrica, acquistò la proprietà nel 1921 con l’intento di trasformarla in un’opera d’arte totale, un luogo che celebrasse non solo il suo genio creativo, ma anche le gesta eroiche della nazione. Nel corso degli anni, il Vittoriale si è arricchito di edifici, giardini, piazze, teatri. Ma non solo, fanno parte delle reperti da non mancare:
- l’aereo Sva del Volo su Vienna di cui abbiamo parlato anche nella nostra visita del Castello di San Pelagio perché da quel campo volo partì la squadriglia nel 1918.
- La Regia Nave Puglia la cui prora è incastonata nella roccia verso l’adriatico
- Il MAS 96 (motoscafo anti sommergibile) con cui d’Annunzio mise in atto una nuova beffa nei confronti degli austriaci.
Vittoriale: Orari, prezzi e prenotazioni
È ovviamente possibile acquistare i biglietti alla biglietteria posta all’ingresso. Ma se pensate di visitarlo in periodo di grande afflusso è forse preferibile prenotare la visita in anticipo sul sito del Vittoriale. Avete tre percorsi A, B, C con tre differenti prezzi. Il percorso più completo è l’A che prevede la visita guidata alla Prioria la casa privata di d’Annunzio. In questo caso dovrete verificare la disponibilità di posti nelle numerose fasce orarie possibili. Nella casa privata di d’Annunzio non sono ammessi gli animali.
Vediamo qualche dettaglio in più della visita partendo dall’ingresso al Vittoriale.
Il museo d’Annunzio segreto e piazzetta Pilo del Piave
Di relativa recente realizzazione (2010) il museo di “d’Annunzio segreto” raccoglie gli oggetti personali utilizzati dal poeta e quelli delle sue numerose “ospiti”. Oltre agli abiti vi sono anche le stoviglie, le valigie, gioielli, la camicia da notte con l’ampio foro profilato in oro per gli incontri notturni, e più di duecento calzature. Sono esposte anche molte pagine autografe di D’Annunzio.
Abbiamo proseguito il nostro cammino verso il Pilo del Piave, eretto a imitazione di quelli delle navi da guerra, alla sommità la scultura la Vittoria del Piave, opera di Arrigo Minerbi e dono della città di Milano a Gabriele d’Annunzio nel maggio 1935. Un po’ più avanti si trova il pilo del “Dare in brocca” (Centrare il bersaglio) e il pennone con la bandiera del Vittoriale, rossa e blu.
L’anfiteatro all’aperto
“Una conca marmorea sotto le stelle”, così Gabriele d’Annunzio immaginava il teatro ideale per rappresentare i propri spettacoli, immerso nella cornice del Vittoriale, sull’esempio di quello di Wagner a Bayreuth. Avrebbe dovuto chiamarsi “Parlaggio” quello che oggi è conosciuto come l’anfiteatro. Il poeta scelse personalmente il luogo in cui erigerlo in un punto decisamente panoramico del parco, da cui si ammirano l’Isola del Garda, il Monte Baldo, la penisola di Sirmione e la suggestiva Rocca di Manerba.
Piazzetta Dalmata e Piazzetta dell’Esedra
Nel nostro tour abbiamo prenotato la visita guidata alla Prioria, la casa privata di d’Annunzio. Cosa che vi consigliamo di fare perché le stanze sono davvero particolari. E dato che la partenza della visita è proprio all’ingresso della dimora ci siamo diretti verso piazzetta Dalmata, su cui si affaccia la Prioria, e dove si trova un obelisco che sorregge la statua della Madonna con il Bambino. La piazzetta è contornata dai loggiati dello Schifamondo. Lì vicino, ma separata da questi, si trova anche piazzetta dell’Esedra, disegnata da Maroni a forma di semicerchio, è circondata da doppie arcate sormontate da sei pennoni. Qui si trova un cannone puntato in direzione della casa.
La Prioria – la casa privata di d’Annunzio
La visita guidata è l’unico modo per visitare le stanze private del poeta. Fin dall’ingresso si incontra il simbolismo dannunziano con il melograno, che il poeta aveva scelto poiché testimonia l’abbondanza e la fertilità. All’interno della casa non è consentito fare foto.
La dimora del poeta è ricca di simbolismi, decorata con oggetti preziosi, libri rari e cimeli storici. Ogni stanza è intrisa della personalità del Vate, dalle citazioni incise sulle pareti ai dettagli che rievocano il culto dell’estetica e dell’eroismo. Vale bene una visita.
Tutte le stanze sono poco illuminate a causa dei problemi di vista del poeta dopo essere stato ferito a un occhio in una delle sue imprese. Alla scarsità di luce si contrappone l’abbondanza di oggetti, soprammobili, simboli e motti coniati d’Annunzio. Le stanze contano almeno diecimila oggetti e contengono ricche librerie per un totale di circa trentamila volumi. È veramente difficile descrivere il soverchiante senso di pienezza di queste stanze, in cui gli oggetti sembrano accatastati gli uni sugli altri a colmare anche il più piccolo spazio, sia orizzontale che verticale, come vi fosse un sacro timore del vuoto.
Affinché possiate farvi un’idea vi diamo un breve descrizione delle stanze, dato che non ve lo possiamo far vedere:
- la visita parte dalla stanza del mascheraio, ovvero la sala d’attesa per le visite ufficiali. Qui venivano fatti attendere gli ospiti, per lo più indesiderati, del Vate. Tra questi anche Mussolini, che aspettò qui per circa due ore prima che d’Annunzio lo ricevesse. Tra i due non correva buon sangue soprattutto per l’azione su Fiume che d’Annunzio aveva portato avanti in completa autonomia.
- la stanza della musica: che veniva utilizzata come sala per concerti e dove si esibiva la pianista veneziana Luisa Baccara che condivise con il poeta un’appassionante storia d’amore e che visse lei stessa al Vittoriale.
- la sala del mappando: il nome deriva dal grande mappamondo che la caratterizza. In passato era la biblioteca di H. Thode (dal quale d’Annunzio acquistò la villa che costituì il nucleo originale del Vittoriale) e qui vi sono conservati quasi tutti i libri d’arte dello storico tedesco. Qui si trova anche un organo incorniciato da scaffalature e numerosi cimeli.
- la Zambracca: adibita a diversi usi come: spogliatoio, studiolo e, negli ultimi anni di vita, d’Annunzio si faceva servire qui pasti veloci e solitari. La scrivania è il luogo dove il Poeta morì a causa di un’emorragia celebrale il 1° Marzo 1938. In un angolo, la piccola ma ben rifornita farmacia o ripostiglio dei “farmachi” di cui era un abituale consumatore per la sua indole da malato immaginario.
- la stanza della Leda, ovvero la stanza degli incontri amorosi del Vate e sua camera da letto. Sulla porta di ingresso si trova inciso il motto Genio et voluptati, ovvero “al genio e al piacere“. Sul soffitto della sala si trovano i versi della canzone dantesca “Tre donne intorno al cor mi son venute…”;
- la veranda dell’Apollino: progettata dall’architetto Maroni per evitare che la luce diretta entrasse nella stanza della Leda. Il nome della veranda viene dalla statua di Apollo collocata in centro. Ma non crediate che sia l’unico manufatto, anche in questa stanza vi è una sovrabbondanza di oggetti, libri, quadri.
- il bagno blu: che a prima vista sembra tutto fuorché un bagno. La stanza è molto ampia e non esente dall’eccesso di oggetti, pensate che solo in questa stanza ce ne sono circa novecento. Vasca e lavandino sono di un blu cupo.
- la stanza del lebbroso: luogo di meditazione in cui d’Annunzio si ritirava anche per più giorni e in cui si trova il Letto delle due età definito da d’Annunzio come “quasi culla e quasi bara” e dove per suo volere sarà deposto subito dopo la sua morte. Le pareti sono decorate di costosissime pelli di daino e sul tavolo accanto all’armadio, ci sono i ritratti della madre, della sorella Elvira e della Duse la cui immagine ricorre in altre stanze della Prioria.
- Corridoio della via Crucis e la sala delle reliquie, alla parete dello stretto corridoio sono rappresentate le stazioni della Via Crucis e il calco del frate piangente. La stanza delle reliquie è così chiamata perché contiene reliquie di guerra e fiumane a partire dal Rosso Gonfalone della Reggenza del Cornaro appeso al soffitto. Da notare anche un altro motto del poeta “Cinque dita Cinque peccata” in quanto dei sette vizi capitali d’Annunzio esclude lussuria e avarizia. Tra le reliquie anche il volante spezzato dell’inglese Sir Henry Segrave, morto nel 1930 nel tentativo di superare il record di velocità.
- la stanza del giglio e l’Oratorio Dalmata, qui sono raccolti circa tremila libri di storia e letteratura italiana, un armonium e due pensatoi. L’oratorio Dalmata è invece la stanza d’attesa, per gli “intimi”, interamente rivestita dagli stalli di un coro seicentesco. Al centro del soffitto, ulteriore reliquia, è appesa l’elica dell’idrovolante con il quale nel 1925 Francesco De Pinedo compì il volo a tappe di 55.000 chilometri da Sesto Calende a Melbourne e Tokyo.
- lo scrittoio del monco:, sull’architrave della porta d’ingresso campeggia la scultura di una mano sinistra mozzata, dipinta in rosso, con la scritta: “Recisa quiescit” e sta a significare che d’Annunzio non è in grado, o non vuole, rispondere alla numerose lettere che riceve molte delle quali di richiesta di saldare i suoi numerosi debiti.
- L’officina: per entrare in questa stanza occorre salire una soglia sbarrata da tre alti gradini che costringono chi entra a chinare il capo. A differenza delle altre stanze qui il mobilio e l’ambiente luminoso dato che è l’unica stanza in cui entra la luce naturale dall’esterno. Si suppone fosse la stanza di lavoro del Vate, poiché vi si trovano attrezzi indispensabili alla scrittura. Tra le sculture e i busti quello di Eleonora Duse sul quale d’Annunzio aveva posto un foulard per non essere distratto dalla sua bellezza.
- la sala delle Cheli, stanza che conclude la visita. E’ decisamente la meno triste di tutta la dimora forse perché dedicata ai banchetti, anche se negli ultimi anni d’Annunzio non pranzava con i suoi ospiti preferendo la più solitaria Zambracca. La sala da pranzo prende il nome dalla tartaruga che troneggia a un lato del tavolo. Si tratta del vero carapace di una tartaruga che fu trovata morta per indigestione nei giardini del Vittoriale. E sembra dunque un monito agli ospiti a non eccedere con il cibo.
Museo d’Annunzio eroe, Schifamondo
La visita della Prioria termina nel Museo d’Annunzio eroe detto anche sala dei Calchi di cui il poeta non vide mai il termine dei lavori. La camera da letto in stile déco, così detta dai grandi calchi michelangioleschi: l’Aurora, a capo del letto, i Prigioni, ai lati, e la Madonna medicea. Sul letto fu esposta la salma del poeta il 2 marzo 1938 ed ora vi si trova la maschera funebre di d’Annunzio con il motto “Per non dormire, per non morire”.
L’auditorium con lo SVA
Sede di conferenze e convegni il piano superiore l’“Omaggio a d’Annunzio”, ospita una serie di mostre temporanee. Da qui è possibile vedere da vicino lo S.V.A. biposto. Si tratta dell’unico modello al mondo ad avere due posti, poiché fu modificato per permettere a d’Annunzio di partecipare al volo su Vienna il 9 agosto 1918 per il lancio di 40.000 volantini sulla città. L’impresa partì dal campo di volo nei pressi del Castello di San Pelagio dove si trova un museo dell’aria e le stanze dannunziane che il Vate abitò mentre preparava l’impresa su Vienna.
I giardini del Vittoriale
Proseguendo lungo i giardini e i viali si arriva ad altri tre punti iconici del Vittoriale: il ricovero del MAS, la Regia Nave Puglia e il Mausoleo.
- La Regia Nave Puglia: la cui prora è incastonata nel terreno del parco a simbolo delle imprese militari italiane. Fu donata a d’Annunzio, dall’ammiraglio Thaon di Revel e, per volere del poeta, fu incastonata nel parco del Vittoriale rivolta verso l’Adriatico. La stiva, ospita il Museo di Bordo con diversi modelli di navi da guerra.
- Il MAS 96 (motoscafo anti sommergibile) per il quale il poeta coniò il motto Memento audere semper (Ricorda sempre di osare) fu utilizzato da d’Annunzio durante la celebre Beffa di Buccari, l’impresa compiuta ancora una volta ai danni di Vienna nel 1918. Oggi è conservato in un locale progettato ad hoc, ma ai suoi tempi d’Annunzio lo usava per intrattenere ospiti e amici e per le sue uscite sul lago.
- Nel Mausoleo riposa Gabriele d’Annunzio circondato dai suoi fedeli compagni, tra i quali anche l’architetto Gian Carlo Maroni. La tomba del Comandante è posta nell’arca di marmo più alta e al centro del mausoleo. il corpo del poeta venne traslato qui nel 1963. Dal 2013, sono presenti delle statue di cani in ferro e cemento di Velasco Vitali.
Terminati gli “obblighi” della visita ai luoghi iconici del Vittoriale, perdetevi pure per i sentieri dei giardini che offrono viste spettacolari sul lago di Garda, e che, con fontane, sentieri e angoli di grande suggestione, offrono un momento perfetto per una passeggiata immersiva. Ricordiamo brevemente il laghetto delle danze, Valletta dell’Acqua pazza e dell’Acqua savia, il ponte delle Teste di ferro coni proiettili di obice, dono del maresciallo Armando Diaz collocati sui parapetti. Il frutteto, modellato come un giardino rinascimentale, è circondato da pilastri e arcate che sorreggono grandi aquile e gigli in pietra. Il cimitero dei cani, d’Annunzio amava soprattutto i levrieri.
Subito a fianco dell’uscita del Vittoriale vi potete fermare alle vetrate del Museo “ l’automobile è femmina” da cui si posso vedere tra le altre la FIAT Tipo 4 con la quale il d’Annunzio entrò a Fiume e da cui non si separò più, insieme all’Isotta Fraschini Tipo 8B, ultima automobile del Vate.
Quanto tempo dedicare alla visita del Vittoriale?
Dipende, noi abbiamo impiegato quattro ore con una breve sosta per un veloce pranzo nel chiosco che si trova all’interno. Abbiamo fatto le cose con calma e ci siamo lasciati prendere dalla piacevole passeggiata nei giardini che riservano angoli sempre diversi. In ogni caso a voler fare le cose in modo più spedito ma senza la Prioria il tempo minimo è di due ore.
Il Vittoriale si trova sulla sponda lombarda del lago di Garda, per tornare su quella veneta abbiamo pensato di farci traghettare sulle calme acque del lago.
Ponte Tibetano di Torri del Benaco e Santuario della Madonna della Corona
Le altre due tappe di questo nostro breve gita fuori porta sul lago di Garda sono state il Ponte Tibetano di Torri del Benaco e il Santuario della Madonna della Corona.
Ponte tibetano di Torri del Benaco o della Val Valzana, piccolo ma bello
Il ponte tibetano, inaugurato nel 2019, unisce la località di Pai di Sopra con Crero, in Val Vanzana.
Per il ponte Tibetano abbiamo deciso di partire da Pai. Poco prima della deviazione per il ponte c’è un piccolo parcheggio che può ospitare meno di una decina di auto. Il che, essendo fuori stagione, per noi sono stati più che sufficienti per parcheggiare in tranquillità.
Il sentiero è molto semplice e breve, non presenta alcuna difficoltà e i primi 500 metri circa sono su una piccola strada asfaltata.
Dopo circa quindici minuti dalla partenza, e quando l’asfalto ha lasciato il posto allo sterrato, troverete sulla destra i cartelli con la deviazione per Crero e, scritto a pennarello, Ponte tibetano. Da qui il sentiero si sviluppa nel bosco e offre bei squarci sul lago di Garda. In poco meno di mezz’ora si arriva al ponte. Lungo 34 metri e poco più largo di un metro, il ponte tibetano di Torri del Benaco tocca un’altezza massima di circa quarantadue metri sulla forra sottostante.
Vista la brevità del percorso abbiamo proseguito per Crero fino alla chiesetta di San Siro, prendendo il sentiero ghiaioso a destra dopo aver attraversato il ponte. Anche dalla chiesetta di San Siro il colpo d’occhio su lago è strepitoso. Si ritorna per la stessa via.
Santuario della Madonna della Corona
Altro punto iconico che vale pena di visitare è il Santuario Madonna della Corona incastonata nella roccia del Monte Baldo, a strapiombo sulla Valle dell’Adige. Visibile anche dall’autostrada del Brennero che vi scorre sotto.
Ci sono due modi per raggiungere il santuario. Il sentiero storico, che collega il fondo valle con le alture del Baldo, CAI N° 73, chiamato anche “Sentiero della Speranza”. Porta al santuario con una salita a piedi di 600 metri di dislivello, percorribile in circa 1h e 30 m di cammino e 1700 gradini. Il sentiero parte da Brentino Belluno. E il ritorno è per la stessa via.
Non amando in modo particolare i sentieri che non sono ad anello, e visto che la giornata si stava incupendo, abbaiamo deciso di prendere la via più facile ovvero parcheggiare alla località Spiazzi (Caprino Veronese) e raggiungere il santuario percorrendo a piedi la strada asfaltata o Cammino della fede dove, lungo i tornanti, si susseguono le stazioni della Via Crucis con gruppi in bronzo.
Si arriva al Santuario in una decina di minuti. In ogni caso da Spiazzi è disponibile anche un servizio bus navetta a pagamento.
Il Santuario risale almeno al XIII secolo, quando una piccola cappella fu costruita dai monaci dell’Abbazia di San Zeno di Verona come luogo di ritiro e preghiera. La devozione alla Madonna della Corona crebbe nei secoli e, nel 1522, venne edificato un primo vero e proprio santuario. Nei secoli successivi, la chiesa fu più volte ampliata e restaurata, fino a raggiungere l’aspetto attuale nel XX secolo con importanti lavori di ristrutturazione e l’incoronazione ufficiale della statua della Vergine nel 1899 da parte di Papa Leone XIII.
Il santuario si fonde letteralmente con la roccia che lo sovrasta e lo penetra. All’interno è ben visibile la roccia nell’abside e in una parete laterale che sono scavate sul fianco del monte. Sull’abside si trova la statua in marmo della Madonna della Corona del 1432 attorniata da sculture in bronzo contemporanee dell’architetto Raffaele Bonente.
La leggenda narra che nel 1522, la scultura della Madonna installata al centro dell’abside, sia stata portata in salvo dall’isola di Rodi, invasa dall’armata mussulmana di Solimano II, e che, grazie ad un intervento angelico, sia stata ritrovata presso l’area del Santuario. Motivo per il quale la chiesa è stata costruita proprio qui.
È presente anche una riproduzione della Scala Santa, che si può salire solamente in ginocchio.
Lo spazio antistante offre una vista sulla vallata sottostante.
Il platano dei Cento Bersaglieri
Sulla via del ritorno ci siamo imbattuti per caso nel Platano dei Cento Bersaglieri. Si tratta di un albero monumentale situato nel centro della località Platano, frazione di Caprino Veronese.
Il Platanus Orientalis si pensa risalga all’anno 1370, è più grande platano d’Italia con un’altezza superiore ai 25 metri, una circonferenza di circa 10,50 metri e una superficie della chioma di ben 300 metri.
È passato alla storia come il Platano dei Cento Bersaglieri perché nel 1937, durante le Grandi Manovre estive dell’Esercito Italiano, si nascose fra le sue fronde e nelle sue cavità una intera compagnia di cento Bersaglieri. Pare anche che nell’inverno del 1944 le truppe Tedesche decisero di sfoltirlo, per non dar modo ai partigiani di tendere imboscate non visti. L’albero fa parte di una serie di oltre 100 alberi monumentali del Veneto.