L’Altopiano di Asiago o per meglio dire, l’Altopiano dei Sette Comuni si trova sulle Prealpi Vicentine.
L’antica derivazione etnica dei Cimbri è ancora molto presente in Altopiano e molto anche nella sua cucina tipica.

Una curiosità. Circa il 90% del territorio dell’altopiano dei Sette Comuni non appartiene né ai privati né al demanio pubblico ma è proprietà collettiva. Ciò risale al diritto germanico a cui l’antica Federazione dei Sette Comuni si rifaceva.
Gallio
La nostra base “logistica” è stata Gallio che con i suoi 1100 metri è il comune più alto del vicentino. Piccolo e tranquillo è privo della folla che soprattutto nei fine settimana si riversa sulla più nota Asiago. Anche in queste zone nel 2018 si è abbattuta la tempesta Vaia che ha sradicato milioni di alberi. L’artista Marco Martalar ha dato vita a diverse opere realizzate con radici e scarti degli alberi caduti durante la tempesta e per Gallio ha realizzato il Gallo di Vaia.

La Prima guerra mondiale
Fu proprio qui che ebbe inizio la Prima guerra Mondiale per l’Italia, con il primo colpo di cannone sparato dal Forte Verena, alle ore 4 del 24 maggio 1915.
Altopiano un tempo si trovava al confine tra l’Impero austro-ungarico e il Regno d’Italia e fu quindi il centro di sanguinosi eventi bellici. Asiago venne rasa al suolo. Si stima che sull’Altopiano di Asiago siano state lanciate, dai vari eserciti, non meno di 1,5 milioni di bombe e che i soldati impegnati in battaglia furono oltre un milione.
Il Sacrario Militare di Asiago, è oggi la memoria più evidente degli aspri combattimenti che causarono migliaia di morti.
Ma il territorio è ancora costellato di trincee, gallerie, forti, teleferiche, baraccamenti della prima guerra mondiale e non c’è escursione in cui non si incontrino queste fortificazioni. E’ quindi buona norma avere una buona torcia più efficace di quella disponibile nel cellulare, spesso di raggio e potenza limitate per essere veramente utile.
Molte sono le occasioni di riflessione, non ultimi e numerosi cimiteri dei soldati di differenti nazionalità che qui morirono.
Un curiosità: nel settembre del 1920 si tenne sul Monte Ortigara, teatro di una cruenta battaglia, la prima Adunata nazionale degli alpini, nata in modo spontaneo.
Le nostre escursioni
Tutte le escursioni che abbiamo fatto sull’Altopiano di Asiago, nelle due settimane che abbiamo trascorso a Gallio, non hanno presentato alcuna difficoltà. La più lunga è stata quella del Monte Cengio perché vi abbiamo aggiunto il Forte Corbin. Ma è stata anche l’unica giornata afosa, condizione che ha reso il ritorno un po’ faticoso a causa del caldo.
Forse noterete che manca l’escursione sul Monte Ortigara. Non siamo riusciti ad avere notizie certe sulle condizioni della strada sterrata di 9 chilometri che dal Rifugio Campomuletto porta a Piazzale Lozze dove comincia il sentiero. Abbiamo quindi preferito, per questa volta, evitare di trovarci in situazioni spiacevoli. Rimane però nel nostro carnet delle cose da fare in una prossima occasione.
Monte Corno, Lusiana
Per la nostra prima escursione, l’Altopiano di Asiago ci ha riservato una giornata di nebbia.
Per arrivare all’inizio del sentiero partendo da Gallio occorre andare verso Asiago e dopo aver superato l’ospedale cittadino si trova un bivio per località Granezza. La strada è in parte asfaltata e in parte sterrata. Arrivati a un bivio occorre girare a destra seguendo l’indicazione dei cimiteri di guerra. Dopo circa 6 chilometri e dopo aver superato il Rifugio Granezza, si arriva alla Baita Monte Corno da Gianni dove è possibile parcheggiare.
Da qui si ritorna a piedi in direzione del Rifugio Granezza e dopo una ventina di metri circa sulla destra si incontrano le indicazioni per il cimitero inglese dove inizia il percorso.

Il cimitero non si vede dalla strada è una decina di metri più all’interno. Durante la prima guerra mondiale in queste zone combatterono anche delle truppe inglesi. Per noi, che solo poche settimane prima eravamo sulle spiagge dello sbarco in Normandia è stato come riprendere le file di un discorso che avevamo iniziato in Francia.
Il sentiero è ad anello e noi l’abbiamo imboccato dal lato sinistro rispetto al cimitero.
Si tratta di un percorso che promette un panorama spettacolare sulla pianura. Ma noi l’abbiamo solo immaginato perché ci siamo trovati in una mattinata nebbiosa.
All’interno del percorso si trova un labirinto naturale di roccia situato proprio sulla cima del monte e alcuni trinceroni posti sul crinale. Qui nel 1916 infatti fu fermata la Strafexpedition, l’offensiva punitiva austro-ungarica.
Il sentiero prosegue fino a raggiungere il Monumento ai caduti. Subito dopo il monumento si scende verso il Rifugio Monte Corno dove si trova il Giardino Botanico Alpino.


Dal rifugio si torna lungo la strada verso la Baita che dista poche decine di metri.
Dati di sintesi dell’escursione
Grado di difficoltà: facile
Esposizione: nessuna
Dislivello: 123m
Altitudine-min: 1260m slm
Altitudine max: 1383m slm
Lunghezza: 8 km
Tempo di percorrenza a piedi: 2 ore
Tipologia: anello
Forte Campolongo
Si tratta dell’escursione che ci è piaciuta di più insieme a quella del Monte Cengio.
Le indicazioni che abbiamo trovato dicevano di parcheggiare a Spiazzo Garibaldi a 1455 m. Una volta giunti sul posto ci siamo accorti di un cartello di sosta limitata di 30 minuti. Vi consigliamo quindi di proseguire lungo la strada e di parcheggiare al Rifugio Campolongo dove si chiude l’anello dell’escursione.
Dopo aver parcheggiato al rifugio potete scendere a piedi lungo la strada verso Spiazzo Garibaldi dove inizia il percorso. Lo spiazzo è riconoscibile perché vi si trovano delle cataste di legname.
In realtà, essendo un anello, si può iniziare l’escursione anche dal Rifugio Campolongo ma per la nostra esperienza è comunque meglio iniziarla da Spiazzo Garibaldi.
Per le indicazioni su come arrivare è sufficiente inserire nel navigatore “Spiazzo Garibaldi”. In ogni caso è in via Verenetta a Rotzo.
Una volta giunti allo spiazzo si imbocca il sentiero in salita numero 810, da non confondere con una strada secondaria che scende. Il sentiero si sviluppa prevalentemente per strade forestali all’interno di un bosco di abeti.
Dopo circa un chilometro mezzo (circa mezz’ora) si giunge a un bivio senza indicazioni. Se lo si imbocca sulla sinistra in un decina di minuti porta a un punto panoramico sulla valle sottostante e dal quale si può avere un primo scorcio del forte.

Si riprende poi per lo stesso sentiero per tornare al bivio e riprendere il sentiero continuando a salire con leggere pendenze.
Dopo 4 km si giunge a un secondo bivio, ma qui le indicazioni sono presenti e si deve svoltare a sinistra per raggiungere il forte. Attenzione che se prendete a destra scendete al Rifugio Campolongo saltando completamente il forte.
Dopo aver girato a sinistra e superato la baita Caffelatte, si giunge al forte Campolongo costruito sulla sommità del monte Campolongo a 1720 mt e a strapiombo sulla Val d’Astico.

Il forte, restaurato nel 2009, può essere visitato gratuitamente. Prendentevi il vostro tempo per girare le stanze interne e per salire sul tetto dove si trovano le cupole dove erano montate le torrette dei cannoni.

Una volta finita la visita si riprende il sentiero che porta al rifugio Campolongo. Appena vi inoltrate ancora una volta nel bosco dovete fare attenzione a non perdere il segnale bianco e rosso, lo trovate alla vostra sinistra. Se proseguendo non lo vedete significa che dovete tornare indietro perché siete sul sentiero sbagliato.
Le sorprese di questa escursione non sono ancora finite. Il sentiero è molto bello e scendendo per perdere quota si incunea nelle rocce e nella vegetazione rendendo molto piacevole percorrerlo.


Si arriva così al secondo punto dell’escursione, la profonda gola carsica chiamata La caverna del Sciason. Anche questa merita una sosta, la caverna si sviluppa per 205m e raggiunge una profondità di 96m. Sul fondo della grotta vi capiterà di vedere del ghiaccio. Si è ormai alla fine del percorso dal bosco si esce su dei prati dove si trova il Rifugio Campolongo.

Dati di sintesi dell’escursione
Grado di difficoltà: facile
Esposizione: nessuna
Dislivello positivo: 300m
Altitudine-min: 1455m Spiazzo Garibaldi (meglio Rifugio Campolongo 1546 m)
Altitudine max: 1720m
Lunghezza: 8 km
Tempo di percorrenza a piedi: 2.5 ore
Tipologia: anello
Escursione Monte Lisser
Facile escursione in cui l’unica avvertenza è di portare delle protezioni per il sole perché, a parte il primo tratto boschivo, nel resto del percorso si è costantemente sotto il sole.
Nota di servizio: al forte Lisser si può arrivare anche in macchina.
La partenza si trova tra Foza ed Enego. Superato Foza e prima di giungere in centro ad Enego c’è una stradina sulla sinistra ben indicata “Forte Lisser”. Si sale fino a giungere alla Casera del Tombal. dove si può parcheggiare. Da qui vi è un cartello molto evidente che indica l’inizio del percorso per il Monte Lisser sentiero 865. Ci si incammina sulla strada sterrata che attraverso malghe e pascoli vi porta prima a dei ruderi delle ex caserme che ospitavano la guarnigione del forte.

Da qui la vista spazia su tutta la catena montana settentrionale dei Sette Comuni, mentre verso ovest spicca l’evidente massiccio delle Melette.

Oltrepassati i ruderi si giunge al forte. Noi abbiamo impiegato poco meno di due ore soste per foto comprese. A proposito lungo lo sterrato troverete due sbarre che devete alzare per poter passare. E’ importante chiuderle dopo il vostro passaggio.
Il giorno della nostra visita il forte era chiuso. Ma la vista sul panaroma che si apre difornte a voi è davvero impagabile con la Piana di Marcesina e la catena montuosa Cima Dodici-Ortigara.


Per compiere il giro ad anello dovete inoltrarvi nei pascoli difronte al forte e a sinistra del parcheggio. Anche fate attenzione perché il sentiero è una sottile traccia di erba pestata nel prato. Se vi trovate quindi a camminare nell’erba alta è perché siete fuori dal sentiero.

La discesa che taglia in mezzo ai pascoli si fa sentire ma in breve tempo si ritorna all’imbocco della strada sterrata poco distante dalla Casera del Tombal.
Si può anche fare il giro inverso ma la pendenza in salita è importante.
Dati di sintesi dell’escursione
Grado di difficoltà: Facile
Esposizione: nessuna
Dislivello positivo: 350m
Altitudine massima: 1633m slm
Altitudine minima: 1260m slm
Lunghezza: 7,5km
Tempo di percorrenza a piedi: 4 ore
Tipologia: anello
Monte Cengio e Forte Corbin: giro ad anello
Il punto di partenza è il Piazzale Principe di Piemonte in località Cogollo del Cengio. Qui c’è un ampio spazio per lasciare l’auto.
Il sentiero 651 in direzione La Granatiera e Monte Cengio è subito indicato e quindi, almeno qui, non ci si può sbagliare.
Il sentiero entra subito nel bosco e dopo pochi minuti ci si ritrova nei pressi della prima galleria, la Galleria Cannoniera, che rimane staccata dal resto delle gallerie che incontreremo sul nostro cammino. E’ lunga 74 metri con 4 uscite laterali per la postazione di 4 cannoni. La galleria non ha via d’uscita e quindi una volta giunti in fondo bisogna tornare indietro.

Imbocchiamo quindi il sentiero che prende leggermente quota, e arriviamo al sentiero La Granatiera in ricordo della Brigata Granatieri di Sardegna, che hanno difeso questa zona durante la prima guerra mondiale. Se gli austroungarici fossero riusciti a sfondare qui, avrebbero potuto dominare tutta la pianura veneta.
Eppure è possibile perdersi
Una volta uscita dalla prima galleria, sinceramente ci siamo un po’ persi. Ma non eravamo soli. Anche una simpatica coppia di Malo si è ritrovata nelle stesse nostre condizioni e, come avviene in montagna, alla fine abbiamo proseguito insieme per tutta la giornata.
Abbiamo dimenticato di fotografare il cartello, che dà delle indicazioni un po’ confuse, almeno a noi è parso così. Per proseguire lungo il sentiero per il Monte Cengio, bisogna seguire la freccia disegnata con il pennarello, quindi a sinistra da dove siete arrivati. Se si va a destra, ci si trova in un sistema di trincee e camminamenti che è bello esplorare ma che non conduce al Monte Cengio.

La spettacolare vista a strapiombo sulla Val d’Astico
Appena usciti dalle gallerie ci si trova sul sentiero scavato nella roccia e a strapiombo sulla Val d’Astico. Il sentiero è sempre largo e protetto da cavi metallici, però chi soffre di vertigini deve valutare prima se continuare.


Si procede lungo in sentiero fra gallerie e sentiero esposto fino ad arrivare al Piazzale Granatieri dove troverete un parcheggio, un rifugio e la chiesa votiva Granatieri di Sardegna.

Dal Piazzale dei Granatieri si ritorna sul sentiero si supera una galleria e si affronta il tratto che ci è piaciuto di più con la galleria a una galleria a forma elicoleidale con finestre per l’osservazione, si prosegue poi sul sentiero decisamente esposto e si affronta la curva forse più fotografata del Cengio.



Su supera poi un altro punto molto noto, il Salto del Granatiere così chiamato perché il mito racconta che i soldati italiani, rimasti senza munizioni, si avvinghiarono ai corpi degli assalitori trascinandoli con se nel precipizio del Cengio.
Quando abbiamo fatto questa escursione venivamo dalla visita delle spiagge del D-Day in Normandia e in quei cimiteri, come in quelli dell’Altopiano, ciò che colpisce è la giovanissima età dei morti. Generazioni spazzate via dalla follia della guerra. Ecco perché speriamo che il salto del granatiere sia solo un mito e che quei giovani (6.000 arrivati sul Cengio, 1.300 i superstiti) non abbiano dovuto compiere una scelta così orribile.
La Galleria di Comando segna la conclusione della parte esposta dell’escursione. Si giunge a Piazzale Pennella con uno stupendo panorama sull’Altopiano.
Da qui si prende il largo sentiero di sinistra che porta velocemente all’area monumentale e panoramica sulla cima del Monte Cengio, dove una grande croce e un altare in pietra sanciscono la sacralità della zona. La Cima del Monte Cengio dal 1967 è area Sacra in onore a tutti i soldati che persero la vita su questo fronte. Quindi sempre grande rispetto quando si visitano queste zone, non fosse altro per coloro che si sono trovati intrappolati nelle conseguenze di scelte non loro.

Noi abbiamo impiegato 2 ore per arrivare alla sommità del Cengio ma ci siamo fermati a fare foto e a leggere i pannelli informativi, insomma a gustarci l’escursione. Le indicazioni danno in poco più di un’ora il tempo per raggiungere la cima.
Verso Forte Corbin
Se volete integrare la visita al Forte informatevi nel sito del forte sugli orari di apertura.
Per andare verso Forte Corbin bisogna scendere dalla zona sacra e poco prima del Piazzale Pennella si prende il sentiero a sinistra in direzione tra le altre di “Casale 2.50”. Questo tratto è completamente dentro il bosco e in discesa. Per noi che abbiamo affrontato questa escursione nell’unico giorno di afa è stato un sollievo camminare un po’ all’ombra. A un certo punto si arriva a un bivio con un ceppo che il Forte Corbin. Si prende quindi il sentiero che scende a destra e lo si segue finché non si arriva sulla strada asfaltata e al monumento a Carlo Stuparich.

Qui abbiamo un altro punto critico perché non è indicato se si deve andare a destra o a sinistra. Guadando la strada dovete andare alla vostra sinistra. Troverete sull’asfalto l’indicazione verso il forte e dopo pochi metri anche un cartello. Dal Cengio al Forte noi abbiamo impiegato 1,5 ore. Nulla di attrattivo in questa parte perché si cammina sempre sulla strada asfaltata e sotto il sole.
Una volta arrivati al forte con la coppia di Malo ci siamo concessi un po’ di ristoro a base di polenta e sopressa e/o formaggio prima di affrontare la visita del forte.


A quel punto i caldo della giornata si era fatto davvero intenso e pur avendo trovato delle indicazioni per un sentiero in mezzo ai prati, abbiamo deciso di tornare a Piazzale Principe di Piemonte attraveso la strada asfaltata e fino a giungere al bivio che a destra porta a Malga Roccolo e infine al punto dove avevamo lasciato le macchine. Quest’ultimo tratto è di circa 6km che abbiamo percorso in 1,30 ore con una fatica causata più dal caldo che dalla stanchezza.
Dati di sintesi dell’escursione
Grado di difficoltà: Media
Esposizione: sentiero a strapiombo sulla valle, largo e protetto da cavi metallici fino sul Monte Cengio
Dislivello positivo: 600m
Altitudine massima: 1354m slm
Altitudine minima: 1094m slm
Lunghezza: 16 km
Tempo di percorrenza a piedi: 5 ore circa senza soste
Tipologia: anello
Monte Fior, Città di Roccia
La parte più difficile di questa escursione è raggiungere malga Slapeur attraverso i 6 chilometri di sterrato. In un paio di punti avevamo quasi deciso di tornare indietro ma poi ci dicevamo “Se siamo arrivati fino a qui”.
La strada è decisamente sterrata ma non presenta, al momento in cui l’abbiamo percorsa noi, buche o ostacoli che richiedano per forza di cose un mezzo fuoristrada. Noi l’abbiamo percorsa con la nostra Clio Hybrid, auto che è per sua natura un po’ bassina. Certo, per fare 6km abbiamo impiegato più di mezz’ora con una velocità tra i 10 e i 15 km/h.
Attenzione nei punti in cui non ci sono slarghi per far passare l’eventuale auto che provenga dalla parte opposta, come nel tratto che si incunea fra due pareti.

Andando in direzione verso il Rifugio Campomuletto ci si trova a un bivio dove a sinistra si arriva al rifugio mentre a destra si imbocca la strada per Malfa Slapeur che inizia con un breve tratto asfaltato.
Malga Slapeur può essere raggiunta anche a piedi attraverso un sentiero non indicato che parte dal parcheggio degli impianti delle Melette. Ma si aggiungono circa 7 km all’escursione.
Una volta raggiunti la malga si può parcheggiare nello slargo difronte al monumento.
Si sale quindi verso la malga e lasciando l’edificio a destra si sale a sinistra lungo la recinzione e si arriva alle prime indicazioni.

Essendo un giro ad anello si può andare sia a sinistra che a destra. Per noi però è meglio andare a destra (861) perché la salita verso il monte Fior è più dolce e il sentiero tutto esposto al sole. Fare dunque questa parte nelle prime ore del mattino è meglio. Si scenderà poi dal sentiero di sinistra che nella sua ultima parte ha dei tratti nel bosco e dunque delle zone ombreggiate che verso mezzogiorno possono fare comodo.
La città di roccia
Subito dopo aver imboccato il sentiero di destra si inizia a vedere le prime conformazioni rocciose che ci accompagneranno per un lungo tratto.

Si tratta di pietre di origine carsica che la disgregazione della roccia calcarea durante il periodo delle glaciazioni ha formato ciò che in apparenza sembrano “sottili” strati sovrapposti davvero molto particolari.


Le trincee
Questo primo tratto dell’escursione vi farà arrivare a Malga Montagna Nuova a 1724 metri.
Da qui il panorama si apre verso la piana di Asiago e Gallio con sullo sfondo il monte Grappa.
Dalla malga basta seguire le indicazione per Monte Fior avendo cura di tenere la parte recintata sempre alla propria sinistra per raggiungere le successive indicazioni al bivio successivo. Si inizia a vedere le prime tracce delle trincee si snodano lungo il pendio come lunghi serpenti. Il primo che si incontra è il monte Spil a 1804m, per poi proseguire verso il vicino monte Fior 1824m.
Arrivati a monte Fior è possibile visitare una galleria scavata nella roccia e altre trincee.


Si prosegue poi, cominciando a scendere, in direzione della selletta Stringa, dove si può fare un deviazione verso il monte Castelgomberto dove ci sono altre trincee e in monumento alla sua sommità.
Da qui poi lo sguardo si apre sulla piana della Marcesina devastata dalla tempesta Vaia del 2018.


Dalla selletta si prosegue sul sentiero 861 che continua a scendere verso malga Slapaeur e si inoltra nel bosco dove si posso incontrare zone d’ombra.
Dati di sintesi dell’escursione
Grado di difficoltà: Facile
Esposizione: nessuna
Dislivello positivo: 300m
Altitudine massima: 1824m slm
Altitudine minima: 1600m slm
Lunghezza: 7 km circa
Tempo di percorrenza a piedi: 3 ore
Tipologia: anello
Monte Lemerle – Cesuna
Ultima escursione per noi. Cercavamo qualcosa di breve ma che ci facesse fare l’ultima camminata in altipiano e abbiamo trovato questa escursione sul Monte Lemerle dove gli avvenimenti della Prima guerra mondiale si intrecciano con la devastazione di Vaia che nel 2018 colpì anche questa zona. Il Fronte di Vaia – Percorso del Ricordo si interseca infatti con le descrizioni dell’Ecomuseo della Grande Guerra; due eventi accaduti a cento anni di distanza l’uno dall’altro.
Lungo il percorso si incontrano sculture artistiche e sedute particolari create interamente utilizzando il legno caduto a causa della tempesta.
L’auto si può parcheggiare gratuitamente al parcheggio della vecchia stazione di Cesuna. Qui già si trovano dei pannelli informativi con la spiegazione di due sentieri il 101 e il 102.
Noi abbiamo fatto un po’ un misto dei due seguendo nella parte iniziale il 101 per poi puntare alla cima di Monte Lemerle. Dopo il primo tratto sull’asfalto abbiamo incontrato il ponte di pietra che abbiamo attraversato proseguendo lungo la strada sterrata (frequentata dai ciclisti) per 4 km fino a Baito Boscon.
In alternativa si può non attraversare il ponte e prendere il sentiero che si sviluppa a destra.
Appena la strada sterrata finisce sullo spiazzo dove c’è Baito Boscon, si deve girare a gomito a destra e si inizia a salire inoltrandosi nel bosco.
Si prosegue fino a un bivio chiamato “Scalini” che porta fino alla cima del Monte Lemerle.

E’ questa la parte in cui si incontrano le trincee e gallerie. Qui siamo nella zona in cui si svolssero aspri combattiti in quella che fu chiamata la “Strafexpedition” la spedizione punitiva Austroungarica del 1916. Ed è questo tratto in cui i luoghi della memoria storica si intrecciano con il Fronte

di Vaia – Percorso del Ricordo e dove si trovano le opere e le sedute artistiche in ricordo di quanto avvenuto con la tempesta del 2018.

Una volta giunti alla sommità del Monte Lermerle si scende per il sentiero indicato che si sviluppa sempre dentro nel bosco. Giunti alla “casa rossa” si segue il sentiero a lato della strada che ha concluso il giro ad anello facendoci sbucare sul ponticello di pietra che avevamo attraverso un paio d’ore prima.

Dati di sintesi dell’escursione
Grado di difficoltà: Facile
Esposizione: nessuna
Dislivello positivo: 181m
Altitudine massima: 1233m slm
Altitudine minima: 1052m slm
Lunghezza: 8 km circa
Tempo di percorrenza a piedi: 2,5 ore
Tipologia: anello