Domenica mattina, 16 novembre, ci avviamo verso il museo ebraico. Stranamente notiamo che tutte le bandiere tedesche sono a mezz'asta. Mi chiedo il perché, no non è vero, la cosa che veramente mi chiedo è che cosa d'altro è successo dopo la strage di italiani e quella di turchi alle sinagoghe di Istanbul meno di 24 ore prima. Cal ed io pensiamo che le bandiere siano a lutto proprio per gli attentanti in Turchia, è così forte e presente la memoria ebraica in questa città che ci sembra plausibile. Ci avviamo verso il museo con il dubbio che possa essere chiuso per ragioni di sicurezza come del resto due anni fa era chiusa la Sinagoga Nuova dopo gli avvenimenti dell'11 settembre. (Poi scopriremo che le bandiere erano a mezz'asta per una ricorrenza tedesca o berlinese che nessuno è riuscito a spiegarci). Il museo non è chiuso, tre o quattro persone dell'organizzazione stazionano all'ingresso, siamo arrivati alle dieci, praticamente al momento dell'apertura e ci sono pochi visitatori (verso le mezzogiorno all'ingresso ci sarà la coda). Per accedere all biglietteria occorre passare per il metal detector. Esattamente come all'aereoporto ti fanno togliere i cappotti e tutto quello che hai in tasca. La stessa cosa alla Sinagoga Nuova di cui parla Cal. Così in un solo giorno (poichè stasera partiamo) passiamo sotto tre metal detector. Il museo ebraico di Berlino è stato aperto nel 2001. Nella nuova costruzione, posta accanto a quella vecchia come credo solo a Berlino possa succedere senza scatenare mille polemiche, la mostra ripercorre duecento anni di storia del popolo ebraico in Germania, dal loro arrivo con i romani, fino a l'olocausto e dopo. La costruzione è per sè stessa un museo, realizzata dall'architetto Daniel Libeskind che voleva trasmettere il senso di disorientamento nell'essere senza patria e in perenne esilio del popolo ebraico. Per quanto mi riguarda ci è riuscito. Dopo aver sceso la scala d'ingresso alla mostra ci si trova in un lungo corridoio che ne incrocia altri dove nessuna linea è diritta. Il pavimento stesso ha una leggera pendenza in salita e da l'impressione di essere anche lui inclinato. Dopo pochi passi in quest'incrocio di linee che si allungano con inclinazioni che probabilmente il mio cervello non riusciva ad elaboare ho dovuto appoggiarmi ad una parte per un senso di ottundimento alla testa. Una sensazione che mi è rimasta per tutta la visita del museo e soprattutto nella torre dell'olocausto e nel giardino dell'esilio. Vedi le altre foto |