5 giorni in Slovenia
Premessa
(29/05/2004-2/06/2004)
Per il nostro weekend “lungo” di quest’anno Scri ed io abbiamo cercato una meta che fosse facilmente raggiungibile in auto. Un’occhiata al mappamondo et voilà: è saltata fuori la Slovenia, una delle new entries della Comunità Europea. Più precisamente il paesino di Bled, sull’omonimo lago.
Il viaggio
Partendo da Padova la Slovenia è a un tiro di schioppo e facilmente raggiungibile in breve tempo, barriera di Mestre permettendo. Studiando il percorso sulla carta geografica abbiamo optato per una via con meno autostrada e più strade interne per goderci di più il viaggio.
Alle 9 del mattino siamo partiti e, imboccata la A4 per Venezia la vacanza è iniziata. Dopo la barriera di Mestre (senza code) siamo “saltati” sulla A23 per Udine dove abbiamo lasciato l’autostrada per iniziare il nostro percorso turistico. Attraversata la città ci siamo diretti verso Cividale del Friuli, dove ci attendeva una doverosa sosta nei luoghi del mio servizio militare nel lontano 1982-83. Devo ammettere di non aver riconosciuto alcunché del paese (e si che ci sono rimasto per ben 11 mesi!) a eccezione, ovviamente, della mia caserma, anche se ora passata in forza agli Alpini da Fanteria che era.
Quando mi trovavo sulle altane a fare la guardia al perimetro non avrei mai pensato che un giorno sarei tornato per fotografare i luoghi dei miei tormenti. Altra sorpresa è stato trovarle senza guardia: evidentemente anche l’Esercito si converte alle modernità sostituendo i soldati con le telecamere.
Ritornati al presente abbiamo lasciato Cividale diretti verso la Slovenia sulla SS54 che, costeggiando il fiume Natisone, in una quindicina di chilometri ci ha portato a un piccolo valico di confine.
Nonostante la Slovenia faccia ora parte della Comunità Europea il controllo di polizia in frontiera è ancora attivo anche se con formalità minime.
Kobarit: primo incontro con i talleri
Passato il posto di confine e riposte le carte d’identità eccoci in Slovenia, dove un rapido sguardo ai cartelli ci informa che le velocità permesse sulle strade sono le medesime che da noi. Pochi chilometri dopo il confine ecco il primo paese Sloveno: Kobarid, certamente molto più noto a tutti noi con il suo ex-nome italiano, cioé Caporetto. Eh già. Ammetto di essere stato convinto fino a quel momento che Caporetto si trovasse in Italia, acquattato da qualche parte tra Friuli-Veneto-Trentino al pari di tante altre località della Grande Guerra come Vittorio Veneto, la Marmolada, Bassano del Grappa ecc ecc. Invece no: è “di là”.
Kobarid o Caporetto dice poco e, in verità, non merita una gran sosta. E’ comunque una buona occasione per sistemare l’argomento valuta e cambiare un po’ di Euro in moneta locale: i talleri (abbreviati in SIT). Il cambio è comodo e conveniente presso gli Uffici Postali, dove non vengono applicate commissioni.
A Kobarid l’ufficio (come quasi tutto il resto) è nella piazzetta principale. Al sabato è aperto solo al mattino, fino alle 12. Al cambio fatto ci sono stati dati 237 talleri per ogni euro. I tagli delle banconote e delle monete sono comodi: da 1.000, 500, 200, 100, 10, 5 le principali banconote e 20, 10 e 5 le monete. Centesimi non ne abbiamo mai visti.
Non è necessario cambiare grandi cifre (noi ce la siamo cavata con 100 € per tutta la vacanza) dato che carte di credito sono ampiamente accettate quasi ovunque. L’ufficio postale è anche una buona occasione per procurarsi qualche tessera telefonica. Non ci sono problemi con il GSM, naturalmente, ma per evitare i costi di cellulare dall’estero le tessere telefoniche con microchip consentono di chiamare da qualunque cabina pubblica a prezzi contenuti. Vendute in diversi tagli di unità (nell’immagine quella da 100 che abbiamo acquistato noi per un controvalore di 1.700 SIT, poco più di 7 euro) e in diverse rivendite (uffici postali, edicole, ecc) consentono circa 8-10 secondi di telefonata in Italia per ogni unità (in orario serale).
Altro “primo incontro” fatto a Kobarid è stato con il caffé sloveno, che merita un citazione. Si presenta come un nostro espresso (quantità, colore e tazzina) ma il sapore è veramente di tutt’altra cosa, quasi insultante, direi!.
Ammetto di gradire il sapore (?) del caffé americano o tedesco ma quello sloveno proprio non l’ho retto. Spero di non scoprire mai con che cosa viene fatto. Quello di Kobarid è stato il mio primo e quasi unico caffé della vacanza, per lo meno fino al rientro in Italia.
Risaliti in auto abbiamo proseguito il viaggio sulla strada per Bovec. Questo percorso ci avrebbe portato fino a Kranjska Gora (quasi una settantina di chilometri) attraversando il parco naturale del Triglav.
Fortunatamente il traffico era pressoché nullo e ci siamo goduti in pieno la strada all’interno del parco che ci ha dato anche un primo assaggio della natura e morfologia della Slovenia: volendo banalizzare, si può riassumere in un unico grande bosco in un susseguirsi di colline.
Il primo pasto
Una decina di chilometri prima di Kranjska Gora si supera il passo Moistrocca (Preval Vrsic) che porta ai 1.600 metri di altitudine con una bella serie di tornanti. Al passo abbiamo fatto la nostra doverosa sosta turistica e ne abbiamo approfittato per il primo pasto in terra slava.
La Slovenia non ha una cucina con una personalità marcata subendo pesantemente l’influsso culinario dei paesi confinanti (Italia, Austria e, ad est, Ungheria). Comunque va forte la carne (fin troppo) sempre in porzioni abbondanti e mai particolarmente piccante, con particolare predilezione per la selvaggina. Con i prezzi gli Sloveni hanno dimostrato di adeguarsi molto presto all’Europa: non sono particolarmente alti (un buon pranzo con 20-25 euro si può dire la norma) ma nemmeno stracciati.
La birra (test obbligatorio che Scri ed io facciamo in tutti i Paesi che visitiamo) è senza lode e senza infamia. Vanno forte la Union (anche trovata nella assolutamente preferibile versione “scura”) e la Lasko, entrambe sotto i sei gradi. Ricordarsi che normalmente le bottiglie sono da mezzo litro e non da 0,33 come da noi, mentre alla spina la dose è anche qui da mezzo litro contro lo 0,4 a cui siamo abituati. Anche il prezzo è diverso: normalmente una bottiglietta o una spina da mezzo litro costa poco più di un euro.
Da Kranjska Gora l’ultima manciata di chilometri ci porta finalmente a Bled, la nostra meta, 300 chilometri dopo aver lasciato Padova.
Bled
Niente da dire: la posizione del paese è veramente una meraviglia, anche sen in realtà il paese di per sé non mi ha fatto una grandissima impressione: non so perché, ma la sua edilizia mi ha ricordato le nostre stazioni turistico-balneari stile anni ’70.
Affacciato su un laghetto (naturale) piccolo e molto bello (sei chilometri circa di perimetro) il posto, abbiamo scoperto dopo, è una delle mete in degli Sloveni.
Il lago non è solcabile da alcun mezzo a motore: solo barche a remi o a nuoto (!). Un’isoletta molto caratteristica (e dall’impronunciabile nome di Blejski Otok) che ospita unicamente una chiesetta è raggiungibile con barche da 18 posti (pletna) del genere …su quel ramo del lago di Como dei Promessi Sposi. Solerti barcaioli in mezz’ora di remate lunghe e lente vi depositano sul posto, vi aspettano per un’altra mezz’ora e, infine, vi riportano al punto di partenza: durata totale della gita 1 ora e mezza.
L’albergo che avevamo prenotato (come sempre in questi casi trovato in Rete) era il Jelovica, tre stelle, a 84€ al giorno camera doppia lato lago e colazione a buffet inclusa. Il prezzo era ben allineato con gli standard occidentali anche se in qualcosa l’offerta zoppicava un po’. La colazione non era all’altezza della situazione (e taciamo sul caffè, spina slovena nel fianco di noi italiani) mentre le camere erano pulite e accettabili (senza infamia e senza lode, si potrebbe dire). La scelta del lato lago (5€ di supplemento rispetto alla medesima tipologia di stanza lato strada) non ci ha portato, come pensavamo, la vista del lago, che pur trovandosi a poche decine di metri rimane completamente coperto dalle piante dei giardini cittadini, ma ci ha fatto certamente guadagnare in quiete. Quiete che sarebbe stata totale e perfetta, come si conviene ad una località di relax come Bled, se non fosse stato per l’eccessiva solerzia del parroco locale, che evidentemente si sente in dovere di diffondere il messaggio cristiano continuamente dal campanile della chiesa di St. Martin.
Per pasti e cene ce la siamo sempre cavata egregiamente e abbastanza economicamente (una trentina o poco più di euro in due). Proprio a fianco dell’hotel abbiamo trovato un ristorante tipico, il Gostilna Pri Planincuco in Grajska cesta 8, che a prezzi non alti offre una buona visuale sulla cucina slovena.
Che si fa a Bled per divertirsi ?
Difficile dirlo. Il posto si presta senz’altro bene al relax. Per chi non apprezza l’aria aperta facciamo presente che esiste un Casinò ma per chi come noi, invece, preferisce attività sane e outdoor consigliamo qualche passeggiata o, per una botta di adrenalina in piena sicurezza, un po’ di rafting.
Già, Scri e io abbiamo provato anche questa. Con 20€ a testa ti portano con un van da qualche parte sulla Sava Dolinka (torrente locale), ti danno l’equipaggiamento (muta, casco, salvagente), ti fanno portare il gommone fino all’acqua e ti fanno remare per una decina di chilometri in acque moderatamente agitate.
In piena sicurezza e, ovviamente, con la presenza di una guida a bordo che provvede abilmente e sorridendo a simulare i gorghi anche dove non ci sono. E’ una bella esperienza, soprattutto sicura, che alla fine ti lascia la voglia di riprovare in un torrente più cattivo. Non pensate però di farvi una discesa sul torrente come zavorra: remo in mano e … remare! Altrimenti il gommone va’ dove vuole lui e non dove sarebbe preferibile. Portate con voi un cambio di biancheria (sotto la muta ci si bagna comunque) e un paio di scarpe da ginnastica, che usciranno anche loro fradice dall’esperienza.
Non può comunque mancare una passeggiata fino al castello che sovrasta il paese e dal quale si gode un bellissimo panorama del circondario. L’ingresso è a pagamento ma l’importo (un migliaio di SIT a testa, circa 4 euro) è ampiamente ripagato dalla vista che si gode.
Altra piccola escursione che consigliamo caldamente è una passeggiata a Vintgar.
Vintgar
Una delle costanti di Scri e Cal è l’aquisto di una mappa del luogo quando si intravede la possibilità di qualche escursione montanara (a piedi, ovviamente!).
Dalle nostre ricerche in Rete precedenti al viaggio mi ero fatto l’idea che Bled e zone limitrofe fossero un posto parecchio montano, quindi dotato anche di sentieri e quant’altro necessario per due amanti del trekking.
Per quanto abbiamo visto si può lasciare tranquillamente a casa l’attrezzatura da trekking: un buon paio di scarpe da ginnastica è più che sufficiente.
Per la gita a Vintgar bisogna mettere in conto circa 3 ore di passeggiata molto tranquilla, parte della quale, purtroppo, sul ciglio di strade asfaltate, anche se poco trafficate.
Dal lato nord di Bled si imbocca Presernova cesta e successivamente Partizanska cesta, da cui ci si dirige verso Podhom, che si raggiunge in un’oretta lungo la strada. L’aspetto positivo è che si attraversano paesini tanto simili agli agglomerati di case (promossi “paesi” per anzianità di servizio) così frequenti nella mia provincia, l’Appennino piacentino. Da Podhom si imbocca la via per Vintgar (sempre su strada e sempre ben segnata), dove si arriva una ventina di minuti dopo. A Vintgar si entra in una sorta di parco naturale e, pagando un biglietto di pochi euro a testa, si acquisisce il diritto di percorrere il sentiero che porta alla cascata omonima.
Il sentiero, completamente attrezzato con passerelle di legno, percorre la gola del torrente Radovna ed è veramente affascinante. Tramite piccoli ponticelli si passa spesso da una parte all’altra del torrente e lo spettacolo delle acque tumultuose è … tonificante.
Dopo i 1600 metri di passerelle che compongono il sentiero si arriva alla cascata, termine forse un po’ forte perché rischia di creare qualche aspettativa che andrà delusa. La cascata c’e’, intendiamoci, ma il salto è comunque modesto.
Sul lato destro della casetta-biglietteria-bar che si incontra pochi minuti dopo la cascata, si imbocca il sentiero per St. Katarina. Dopo aver attraversato uno splendido bosco di piante d’alto fusto come nelle nostre pianure s’e’ ormai persa la memoria, ci porta su un poggio che domina la zona di Bled. Oltre l’immancabile bar, c’e’ la chiesetta di S. Caterina, meta di pellegrinaggi.
Da lì ricomincia la strada asfaltata che attraversando Zasip ci riporterà al punto di partenza.
Ljublijana (Lubiana)
A 50 km da Bled sorge la capitale della Slovenia, Lubiana. Parte del percorso (35 km circa) è in autostrada (al prezzo di circa 2 euro) che si paga ad una barriera, in contanti.
Naturalmente è buona cosa procurarsi una cartina della città sia per l’avvicinamento al centro con l’auto sia per potersi poi orientare a piedi. Noi abbiamo utilizzato quella presente nella nostra guida Lonely Planet, molto essenziale ma sufficiente.
Sull’argomento guida vorrei aprire una piccola parentesi. Una guida, inteso come libro, è sempre necessaria quando si visitano posti estranei, non solo per conoscere quello che il luogo offre e permetterci di organizzare al meglio il sempre poco tempo disponibile, ma anche per avere idee e suggerimenti utili (per non dire indispensabili) sulle usanze e abitudini locali. Inoltre, non sempre è necessario acquistare una guida: Scri mi ha insegnato che il più delle volte basta fare un salto in una biblioteca pubblica per trovare quanto serve per il periodo in cui ci serve (oltre tutto a un costo assolutamente simbolico).
Bene, ma ora continuiamo con la nostra visita. Per una puntata tocca e via naturalmente ci si focalizza sul centro storico della città dove, in verità, non è facile ne economico parcheggiare.
Noi siamo riusciti a trovare un buco in un parcheggio custodito (aperto) in Kongresni trg (trg significa piazza nella criptica lingua del posto) al prezzo di 220 SIT (0,80 €) all’ora. Si paga subito la prima ora al posteggiatore e quando si ritorna si salda l’eventuale rimanente (in contanti e in talleri, ovviamente).
L’atmosfera di Lubiana ricorda quelle delle città del nord, nord-est europeo. In qualcosa nello stile mi ha richiamato alla mente Praga. Il fatto poi di essere una città universitaria vivacizza moltissimo la vita sulla strada.
Per iniziare a entrare nello spirito della città nulla di meglio che una passeggiata lungo le rive della Ljublijanica, il fiume che attraversa la città e che in parte è zona pedonale.
Merita un’occhiata il Triplice Ponte (Tromostovje), ampliato a più riprese dalla metà del 1800 e, come dichiara il suo nome, triplice. Da lì siete anche a pochi passi da un lungofiume coperto tramite un lungo colonnato, detto Colonnato di Plecnik. In questa zona si svolge il mercato centrale, a onor del vero molto più ordinato e pulito dei nostri mercati rionali nostrani.
A pochi passi una delle più belle piazze della città, Mestni trg, dove troneggiano la sede del governo locale, sormontato dalla statua di un drago dorato simbolo della città e la fontana del Robba.
Non lontano il Ponte dei Dragoni (Zmajski most), eretto all’inizio del 1900 e dove le statue dei draghi agli ingressi del ponte, dice la leggenda, agitano la coda a ogni passaggio di una ragazza vergine. Mentre eravamo in zona le code sono state sempre molto immobili, se può significare qualcosa!
Mestni trg è adiacente ad un’altra piazza (Stari trg), più lunga che larga. In realtà è una piazza solo di nome perché si presenta più come una strada e conduce nella parte vecchia vecchia della città. Una curiosità è la statua dell’Atlante in atteggiamento di chi richiede il silenzio che sormonta l’ingresso di una casa.
Probabilmente il numero civico del portone doveva essere il 13, numero abitualmente assegnato ai bordelli nelle vie della città. L’Atlante scolpito doveva in qualche modo servire ad avvertire i passanti che quella casa non rispettava lo standard. Probabilmente l’allora proprietario doveva essere veramente stufo di ricevere visite non gradite!
Per tutta la passeggiata troneggia sulla vostra testa il Castello di Lubiana, posto su una collinetta di un centinaio di metri altezza. Dalla zona di Stari trg ci sono diverse vie di accesso al castello, che a mio parere non è certo eccezionale ma che merita la visita per poter accede sulla torre e spaziare il panorama della città.
L’ingresso al castello è gratuito ma l’accesso alla torre è a pagamento (790 SIT a testa, poco più di 3 €). Il prezzo del biglietto da diritto anche al museo virtuale per assistere alla proiezione di un filmato in 3D sulla storia della città (vi danno loro occhialini e cuffiette per la traduzione in italiano).
Dato che non si vive di sola arte prima o poi verrà anche il momento del pranzo. Noi ci siamo trovati bene e a prezzo equo in un ristorante vicino al palazzo del governo di Mestni trg. Il posto si chiama Sokol e si trova in Ciril Metodov trg 18. Sia il locale che soprattutto il cibo sono buoni e caratteristici Sloveni (quindi carne!).
Il Caffe Macek, proprio sulla riva del fiume, alla angolo di Krojaska ulica, fornisce un caffé accettabile (per lo meno rispetto allo standard locale) e una buona vista sul passeggio del lungo fiume grazie ai suoi tavoli all’aperto.