Lettere contro la guerra
Tiziano Terzani
Tea Tascabili, Milano, 2004
pag. 181
Prezzo: 6 Euro
Non volevo leggere subito un altro libro
di Terzani dopo Un altro giro di giostra.
Ma questo Lettere contro la guerra si è fatto scegliere
tra gli altri. Non vi sembri strana l'idea che siano i libri a
scegliere noi e non viceversa. Credeteci, è così che
accade.
Non sono al 100% d'accordo con le tesi di Terzani. In alcuni passi
quando parla dei talebani mi sembra dimentichi una sostanziale
differenza tra il poter scegliere e l'essere costretti. Dico sembra
poiché l'impressione è di una mancanza di tempo per
sviluppare tutti i concetti. Ma questo percorso nella nostra storia
recente (le lettere sono state scritte dopo l'11 settembre e parlano
della guerra in Afghanistan) è molto salutare.
Leggendo le lettere di Terzani da Peshawar, Quetta e Kabul, mi sono
resa conto di quanto la successiva guerra in Iraq e l'attenzione
esclusiva dei media su di essa abbia quasi cancellato l'Afghanistan
rendendolo come un sogno, uno di quelli che a malapena ricordi al
risveglio per svanire completamente durante il giorno. Ma quel pallido
sogno è l'incubo quotidiano per coloro che in quella terra sono
morti e continuano a morire sotto le bombe americane.
Ma il pregio delle lettere di Terzani è di collocare gli
avvenimenti di oggi nel percorso storico di quel paese. Proprio quella
collocazione che è sempre mancata in qualsivoglia trasmissione
di "approfondimento" rese da tempo inguardabili per essere solo
accozzaglie di battibecchi e litigi dove l'intelligenza si guarda bene
dal farsi vedere.
Estrapolo due concetti dalle righe di questo libro. Il primo - a cui
non avevo mai pensato - è che siamo davvero sicuri, noi
occidentali, che tutto il mondo voglia essere come noi? Portando ad
esempio l'India Terzani dice:
"Col suo solo esserci l'India
rammenta a noi occidentali che non tutto il mondo desidera quel che noi
desideriamo, che non tutto il mondo vuole essere come noi siamo."
Qualcosa di cui rammentarci quando
cercano di venderci l'idea che la democrazia vada esportata a qualunque
costo, sia esso anche le bombe "intelligenti" che radono al suolo
villaggi con donne e bambini.
Il secondo - che condivido e che provoca scetticismo ognivolta mi
capita l'occasione di parlarne - è che ciascuno di noi
può fare qualche cosa.
"È il momento di uscire allo
scoperto, è il momento d'impegnarsi per i valori in cui si
crede. Una civiltà si rafforza con la sua determinazione morale
molto più che con nuove armi.
Soprattutto dobbiamo fermarci, prenderci tempo per riflettere, per
stare in silenzio"
by Scri
dello stesso
autore vedi anche: Un altro giro di giostra
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