Romanzo, USA Mondadori, 2003 pagg. 523 Prezzo: 18,60 Si legge d'un fiato grazie anche allo stile "cinematografico" di Dan Brown, capace di creare a ripetizione grandi e piccoli momenti di pathos che poi lascia sospesi, risolvendoli pian piano e con i giusti ritmi e senza mai far aspettare troppo durante lo scorrere della storia. Tutta la vicenda è un thriller che si svolge ai giorni nostri, in 48 ore. E' una sorta di caccia al tesoro ma non con fini ludici (si apre con un omicidio al museo del Louvre) e che insegue una leggenda del passato, percorrendone il tempo e i personaggi da Gesù ai Templari, dal Santo Graal a Leonardo da Vinci. Credibile? Forse! Avvincente? Senz'altro! Certo è che appena possibile andrò a vedere l'Ultima Cena di Leonardo, in Santa Maria delle Grazie a Milano (se lo leggerete capirete il perché) by Cal |
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Lo ammetto, l'ho comprato solo
perchè al supermercato lo vendevano con il 30% di sconto. E poi
perché Leonardo da Vinci mi intriga sempre. by Scri
Il codice da
Vinci
Dan Brown
Il libro si rivela essere un thriller sulla ricerca del Santo Graal.
Sì, anche voi probabilmente, alla domanda "che cos'è il
Santo Graal", rispondereste la coppa dell'ultima cena di Cristo. Questo
libro propone un'altra tesi, che ovviamente non vi svelo, più
interessante dell'idea di una coppa e la vicenda non si limita ai
templari del medioevo, i cavalieri votati a difendere il Graal, ma
giunge ai moderni cavalieri dei nostri giorni del Priorato di Sion.
Le mie impressioni sul libro sono di due tipi. La storia. Per fortuna
che c'é ed è forte per conto suo e non ha quindi bisogno
di essere sostenuta da una grande scrittura.
La scrittura. Non c'è. Forse l'autore paga lo scotto d'essere
stato professore d'inglese. La tecnica di come si costruisce un
thriller c'è tutta. Capitoli che si concludono lasciando le cose
in sospeso. Fatti acccennati di cui - troppo facilmente - s'intuisce
che basteranno poche pagine per vederli svelati. L'eroina alla quale a
metà libro viene negata una regalità che è fin
troppo facile immaginare le venga poi restituita nelle ultime pagine.
La tecnica, come dicevo, c'è tutta. La scrittura invece manca,
perché per creare tensione non basta non dire le cose adesso e
dirle invece dopo trenta pagine. Per creare tensione occorre farle
intravedere tra le maglie della scrittura, lasciarle immaginare, dare
al lettore la sensazione di averle intuite, fino a svelarle
disseminando la scrittura di indizi che portino poi il lettore a
scroprirle pezzo dopo pezzo per avere l'illusione di aver capito da
solo.
Nel libro di Brown invece semplicemente si accenna alla cosa, la si fa
cadere e dopo un po' la spiatella tutt'intera in un'unica pagina.