Lapponia: un castello di ghiaccio, un rompighiaccio e un bagno fra i ghiacci del Baltico
Rompighiaccio Sampo e un bagno del tutto particolare – 30 gennaio
Anche stamattina ci muoviamo di buon’ora. Alle 8.30 abbiamo appuntamento alla fermata qui vicino con il bus verso la rompighiaccio Sampo.
E’ l’unica attività che abbiamo prenotato direttamente dell’Italia per timore di non trovare posto una volta arrivati qui. Ci abbiamo pensato un po’ su perché costicchia parecchio, 790 € in due non è uno scherzo. Ma poi abbiamo deciso che davvero volevamo fare un’esperienza come questa e abbiamo rotto gli indugi.
Così, seduti nell’ultima fila del pullmino che ci è venuto a prendere, come si faceva una volta in gita scolastica, insieme ad un altro gruppetto di persone affrontiamo il viaggio fino a Kemi, 100 km più a sud, che si affaccia sul golfo ….. nel mare Baltico.
Il viaggio prosegue tranquillo. Nevischia, l’autista al solito fila secondo noi veloce e si produce in qualche sorpasso che, con il fondo sporco di neve, giudichiamo azzardato anche se in realtà fatto in tutta sicurezza. Il paesaggio che ci sfila ai lati è fatto di piccoli gruppi di case sparse qua e là, coperte di neve e immerse nel silenzio dei boschi. Anche i rami dei pini sono ripiegati verso terra dalla neve che vi si è accumulata e quelli più piccoli di pochi centimetri ne sono quasi completamente sommersi. Man mano che si procede inizia a fare giorno.
Kemi – Il castello di ghiaccio
I video nel Castello di ghiaccio
Arriviamo circa alle dieci e mezza sotto un cielo plumbeo. Il pullmino si ferma al porto e già possiamo avere un’idea di cosa significa un mare ghiacciato. Appena scendiamo una ventata gelida si abbatte su di noi ma ciò che ci inquieta è lo strato di nebbia che vediamo lentamente avanzare. In viaggio ci aspettiamo qualsiasi condizione meteo, ma la nebbia è quella che temiamo di più per l’evidente limitazione al panorama che porta. Con la guida che abbiamo incontrato a Kemi ci avviamo verso il castello di ghiaccio, visita compresa nel tour in attesa dell’imbarco sul rompighiaccio. Quest’anno, a causa del freddo tardivo, i lavori sono iniziati più tardi e l’annesso albergo verrà aperto solo l’indomani. Poco male, non abbiamo certo l’intenzione di passarci la notte.
Passiamo sotto una grande volta fatta di blocchi di neve intagliati con ai lati due statue di ghiaccio che rappresentano due sub. Il Lumilinna Snow Castle è dedicato ogni anno a un tema diverso: quello di quest’anno è il mare e le sue creature. Nel 2015 il castello di ghiaccio festeggerà vent’anni e la costruzione sarà molto più grande di questa.
Mentre gli altri turisti si attardano fuori, noi ne approfittiamo per girare l’interno in solitudine. La neve utilizzata per la sua costruzione viene creata con l’acqua del Baltico, deve essere ben compattata perché la struttura non ha altro sostegno che neve e ghiaccio. Per la sua costruzione serve una temperatura minima di -7°, ma quest’anno a dicembre il clima è stato particolarmente mite e questo ha causato settimane di ritardo.
Camminiamo lentamente nel silenzio del castello di ghiaccio vuoto. Incontriamo una cappella, poi una sorta di bar e più in fondo una sala con una serie di tavoli. Il ghiaccio è illuminato da un gioco di luci colorate che amplifica l’atmosfera fiabesca di questo luogo. Le pareti sono state intarsiate con immagini di sirene, pesci e altre figure marine. La sala, che immaginiamo essere quella da pranzo dell’hotel, è dominata da un grande dio Nettuno. Ogni anno giungono qui artisti di tutto il mondo per eseguire le sculture di ghiaccio e sulle pareti di neve pressata. Quelle che vediamo sono opera dei cinesi.
E’ una sensazione strana trovarsi qui, ci sediamo ad uno dei tavoli su ceppi di legno coperti con pelli di renna. Già sentiamo il vociare sommesso degli altri turisti che si avvicina. Scattiamo ancora foto e piano ci dirigiamo verso l’esterno.
Appena usciamo una folata di vento gelido ci colpisce in pieno. All’esterno, è stata costruita la prua di una nave pirata e sulla quale campeggiano due cannoni di ghiaccio.
Quello che ora ci preoccupa di più è la nebbia che vediamo sempre più addensarsi al largo.
Rompighiaccio Sampo
I video sulla rompighiaccio Sampo
Verso le undici ci imbarchiamo sulla rompighiaccio Sampo. L’organizzazione ci appare subito precisa e di ottimo livello. I passeggeri (un centinaio) vengono divisi in gruppi per lingua e a ciascun gruppo è dedicata una guida madrelingua.
Per nostra fortuna il gruppo degli italiani oltre a noi è composto solo da un’altra coppia di Bergamo. La nostra guida dall’accento toscano si chiama Raffaello e vive in Finlandia da oltre otto anni.
Ci illustra brevemente la giornata: faremo un giro della rompighiaccio Sampo dal ponte di comando alla sala macchine, poi ci sarà servito il pranzo e, infine, il bagno nel mar Baltico.
Il primo ghiaccio che incontreremo sarà per così dire “vecchio”, ovvero ghiaccio che è già stato rotto e si è appena rinsaldato, mentre più al largo incontreremo quello nuovo e potremo così vedere davvero all’opera il rompighiaccio. Ci informa anche che lo spettacolo migliore del ghiaccio che si spacca lo si avrà stando sui lati della nave e non dalla prua in quanto verso prua la conformazione della chiglia della nave non permette di vedere granché.
Come viene rotto il ghiaccio e visita della rompighiaccio Sampo
Siamo tutti e quattro riuniti in un salottino. Raffaello ci spiega che l’azione del rompighiaccio non è orizzontale della chiglia sulla lastra ghiacciata ma verticale, sfruttando l’inerzia e la spinta propulsiva per sollevare la prua sopra il ghiaccio e provocarne la rottura con il peso della nave, che per la Sampo equivale a 5000 tonnellate.
Costruita nel 1960 la rompighiaccio è rimasta in servizio fino a una ventina di anni fa quando è stata trasformata per il turismo ed oggi è l’unica rompighiaccio tradizionale al mondo ad avere questa funzione.
Navigheremo nel Golfo di Botnia che fa parte del mar Baltico. Nel golfo si riversano le acque di molti fiumi che ne riducono di molto la salinità e di conseguenza facilitano la rapida formazione del ghiaccio.
Raffaello ci conduce attraverso la nave per una visita dal ponte fin giù nella sala macchine che riveste sempre un fascino particolare, con il suo rumore dei motori la puzza d’olio nonché, nel caso della rompighiaccio Sampo, l’affollamento di manometri e strumenti di controllo e misura che oggi non esistono più nelle navi moderne, dominate da sensori e informatica.
Il ghiaccio si rompe
A un certo punto la nostra guida tende l’orecchio e ci dice: “Abbiamo iniziato a rompere il ghiaccio nuovo.” Ci precipitiamo fuori ed eccole là, immense lastre di ghiaccio di una quarantina di centimetri di spessore che scricchiolano e infine si spaccano sotto il peso della Sampo. L’acqua liberata dal ghiaccio zampilla sulle lastre che si accavallano l’una sull’altra. E’ un procedere lento, meticoloso, ma inarrestabile.
E’ arrivato il nostro turno di andare nella sala da pranzo e quando ci sediamo al tavolo assegnatoci scopriamo con piacere che siamo vicini alla parete e allo stesso livello del ghiaccio che sentiamo rompersi con schiocchi sordi a pochi centimetri da noi mentre ci riscaldiamo con le zuppe di renna e di salmone comprese nel prezzo.
Dall’oblò si vede solo la distesa affatto liscia del pack, le venature create dalle lastre che si sono rinsaldate e, soprattutto, vediamo il sole dal taglio basso che rischiara gli sbalzi del ghiaccio. Perché sì, anche questa volta una giornata iniziata con un tempo pessimo si è trasformata in una splendida giornata di sole e ora non ci resta che attendere il momento di scendere dalla nave e mettere piede sul Baltico ghiacciato.
Passeggiata sul pack e un bagno fra i ghiacci
All’orizzonte si profila il porto di Kemi, evidentemente siamo sulla rotta del ritorno. Siamo un po’ preoccupati perché manca ancora una parte fondamentale di questa escursione. Attendiamo pazienti le 14.45 come ci è stato indicato dalla guida per scendere sotto coperta. Muoversi in una nave che non si conosce non è facile, non tutti i ponti sono direttamente collegati dall’esterno quindi fatichiamo a ritrovare il luogo dove dobbiamo recarci a indossare le tute. Quando vi arriviamo il nutrito gruppo di asiatici ha già invaso tutte cabine che servono da spogliatoio.
La perfetta organizzazione che fino a questo momento ha gestito cento persone come fossero dieci non ha retto all’assalto degli asiatici che brulicano da una stanza all’altra come formiche impazzite.
Ci mettiamo un po’ prima di riuscire a infilarci dentro una “floating suit” una tuta che con pochi millimetri di spessore garantisce il galleggiamento e protegge dal freddo. Tolti giacca, maglione e dopo sci gli addetti ci infilano letteralmente nella tuta che poi chiudono con un’unica zip che da sotto il ginocchio arriva fino sopra l’orecchio, di fatto sigillandoci dentro e lasciando scoperto solo naso e occhi. Muoversi non è affatto facile.
Le mani sono ingabbiate in enormi guanti che sono un tutt’uno con la tuta come lo sono le voluminose scarpe e che si impigliano in ogni gradino della scaletta sulla quale saliamo in modo goffo. Anche scendere dalla passerella ghiacciata senza scivolare è quasi un’impresa, ma arriviamo accanto alla pozza d’acqua che è stata creata rompendo il ghiaccio ci sediamo sul bordo.
Con una spinta delicata ma decisa gli addetti ci immergono. Appena in acqua iniziamo subito a galleggiare e l’unico modo spostarsi è muovere gambe e braccia a rana anche se siamo di schiena. Siamo come goffe papere in una vasca da bagno. Ma è fantastico, intorno a noi il ghiaccio del mar Baltico, sopra le nostre teste un cielo azzurro velato appena da qualche nube che si tinge di arancione perché anche se sono solo le tre del pomeriggio il sole ha iniziato a tramontare.
Restiamo lì a lungo sorpresi sia dalla capacità di galleggiamento delle tute sia dal completo isolamento che non ci fa sentire minimamente il freddo gelido di un’acqua la cui temperatura è di zero gradi.
Una volta saliti per lasciare il posto ad altri, ci rivestiamo e abbiamo ancora il tempo per una breve passeggiata sul pack. Sotto ai nostri
piedi quaranta centimetri di ghiaccio ci separano dal Mar Baltico liquido che si estende a perdita d’occhio tutt’intorno. Siamo emozionati e felici di aver fatto anche questa esperienza e cerchiamo di ritardare il più possibile il rientro, ma alla fine anche noi dobbiamo mestamente risalire la passerella e abbandonare il pack.
La rottura del ghiaccio
Foto
Tappe del viaggio
The Snow Castle and the Icebreaker
Even this morning we move early. At 8:20 am we are at the bus stop nearby to wait the pick-up for our day on the Sampo icebreaker starting from Kemi around 100km south of Rovaniemi.
Kemi – The Snow Castle
We arrive in Kemi at about half past ten under a leaden sky and the first stop is at the Lumilinna Snow Castle. While other tourists linger outside, we take the opportunity to visit the castle in loneliness. The snow used for its construction is created with the water of the Baltic, it must be well compacted because the structure has no other support than snow and ice. For its construction the minimum temperature must be at -7 °C (19.4 °F). We walk slowly in the silence of the empty castle, we visit the chapel, the bar and the restaurant. The ice is illuminated by colored lights which amplifies the magical atmosphere of this place.
On the Sampo the Icebreaker
About eleven o’clock we embark on the Sampo and our guide describes briefly the day: we will do a tour of the Sampo from the bridge to the engine room, then we will have lunch and, finally, the bath in the Baltic Sea . Around one hour later Sampo started to break the ice and we rushed out to see the about forty centimeters thick ice break under the ship’s weight . The water released from the ice gushes on the plates that overlap one another. It ‘ a slow but unstoppable proceeding.
Walk on the pack and a having a bath in the ice
We are ready with our “floating suit” providing flotation and protection from the cold with only few millimeters of thickness . As we are dressed to move is not easy but we manage to reach the puddle of water that was created by breaking the ice, we sit on the board and we are a gently pushed inside. As soon as we are in, we feel like clumsy ducks in a bathtub. But it’s great , all around us the ice of the Baltic Sea and over our heads a blue sky. After the bath we still have time for a short walk on the pack. Under our feet forty centimeters of ice around us kilometers of it. We are thrilled and delighted to have made this experience and try to delay as much as possible the return, but finally we have to sadly go up the walkway and leave the pack.