Studentdalen: la capanna del cacciatore

Studentdalen, 6 ore di cammino, dislivello minimo

27 giugno

Notte di vento. La tenda ha ballato in continuazione, tanto che ci chiedevamo se i nostri picchetti fissati con tanta cura avrebbero retto. Con il vento sono arrivate anche grosse nubi grige. Avevamo in programma di IMGP7467salire sullo Skansen la montagna che si trova difronte a noi al di là della baia, ma durante il briefing del mattino per la colazione decidiamo che forse è meglio attendere condizioni meteo migliori. Dirk ci propone di andare dalla parte opposta verso lo Studentdalen e la Svenskehuset, la capanna svedese che i cacciatori di pelli di volpe artica utilizzavano nei primi anni del novecento. E’ un percorso che non sale di molto e quindi non dovremmo essere battuti eccessivamente dal vento.
Partiamo con calma alle undici del mattino. Forse per effetto della prima uscita di ieri ci siamo svegliati tutti tardi questa mattina. Poco importa, qui non è come nelle Dolomiti dove bisogna prevedere di rientrare prima del buio, dato che non è mai buio.
Il vento picchia non sappiamo quale sia la temperatura ma se non siamo a zero gradi, poco ci manca. Ci avviamo lungo la costa, per poi salire gradualmente e continuare a mezza costa sull’Högskulefjellet, fino a un’altezza che giudichiamo essere intorno ai duecento metri. Il terreno qui sembra più stabile, anche se gli ampi prati di muschio restano comunque infidi nonostante appaiono meno intrisi d’acqua.

La capanna e la tomba del cacciatore

Mentre procediamo, notiamo una croce bianca poco più su di noi. E’ la tomba del cacciatore di pelli morto qui in un inverno dei primi del novecento. Poco più oltre c’è la baracca che utilizzava. Un cumulo di assi di non più di tre metri per tre che offriva uno scarno riparo. All’interno è ancora visibile un tavolino e la struttura del letto. Accanto alla capanna una vertebra di balena. Tutte queste costruzioni, che a noi possono sembrare vecchie baracche da buttare giù, fanno parte del patrimonio storico delle Svalbard ed è assolutamente vietato danneggiarle o asportare alcunché. Questa gente che passava i lunghi inverni in questi tuguri, che si stenta a credere riuscissero davvero a proteggerli dal freddo intenso, sono coloro che hanno scritto le pagine recenti della storia dell’arcipelago. Ne va quindi rispettata la memoria oltre che i pochi reperti storici che ci hanno lasciato.

I cani anti orso: i nostri angeli protettori

Continuiamo lungo la mezza costa con i tre cani che – nonostante vengano puniti da Dirk con una mordicchiata alle orecchie – proprio non ce la fanno a non lanciarsi all’inseguimento di qualsiasi renna che capiti loro a tiro. Verso mezzogiorno lo spesso manto di nubi, che staziona sulle nostre teste, si sbreccia oltre il fiordo lasciando filtrare una luce chiara sulle vette innevate difronte a noi e regalandoci un altro intenso gioco di luci e ombre. Arrivati allo Studentdalen, Dirk si mette alla ricerca di un passaggio nell’ampio torrente che abbiamo davanti a noi, ma l’impresa non è delle più facili. In lontananza c’è sempre un punto che sembra migliore di quello che si ha difronte. Ma quando si arriva lì ci si accorge che in realtà l’acqua è profonda e non ci sono massi che traccino un percorso nel letto del torrente. L’unico modo di andare dall’altra parte è togliersi scarponi e pantaloni. Tra noi c’è un generale, silenzioso moto di repulsione all’idea. Così siamo tutti d’accordo quando Dirk propone di tornare indietro.

Eppure siamo al mare

Il ritorno lo facciamo lungo la costa. Lo sciabordio del mare che lambisce gli scarponi. Sulla spiaggia troviamo delle lunghe vertebre di balena, più avanti dei pezzi di legno spinti fino a qui dalla corrente che arriva dalla Siberia. Dirk annuncia che stasera si farà un bel falò sulla spiaggia, così ciascuno di noi si carica di qualche pezzo di legno sulle spalle. Troviamo anche due palle di plastica arancione. Di quelle che sono legate l’una all’altra per formare delle boe. Le raccogliamo e – per un colpo di genio del nostro piccolo escursionista – una volta al campo base allestiamo una zona per il bowling.

Vota questo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *