Figli di una morte minore

E’ morto oggi a Napoli Luca Sepe. Aveva 27 anni era un soldato italiano in missione di pace nei Balcani. Non ha messo un piede su una mina, non è stato abbattuto da una raffica di mitra, non è rimasto vittima di un’auto bomba. Ma come soldato in missione di pace è morto, perchè Luca Sepe ha contratto il cancro dall’uranio impoverito utilizzato nelle armi in dotazione all’esercito italiano nel corso di quella guerra.

Non ci saranno funerali di stato per il soldato Luca Sepe, come non ci sono stati per i 26 ragazzi che l’hanno preceduto, come non ci saranno per i 260 ancora ammalati ma in questo caso è solo perché vogliamo che si salvino.

Non ci saranno bandiere a mezz’asta, nè picchetti agli aereoporti, non sarà  mai il “nostro eroe dei Balcani” così come lo sono “i nostri eroi di Nassirya” anche se Luca Sepe non è diverso da quei ragazzi tragicamente morti in Iraq.
E’ solo figlio di una morte minore, anzi, di qualcosa che è meglio non dire, meglio dimenticare, perché nel ricordarla occorre ammettere che quei ragazzi non erano protetti come avrebbero dovuto, ammettere che forse qualcuno sapeva e non ha detto nulla.

Il silenzio su Luca Sepe è totale, per quanto posso aver visto nella navigazione di oggi. Neppure nelle news dell’Ansa c’è traccia di lui. Solo Rainews24, che con Luca aveva condotto un’inchiesta, ne ha dato notizia nel TG delle 8, dove anch’io ho potuto sapere che esisteva un Luca Sepe e che altri 260 Luca Sepe stanno conducendo la loro battaglia per la vita; loro che pensavano d’aver solo partecipato a una missione di pace.

Oggi muore Luca e il cancro che l’ha portato via continua a raccogliere altre vittime nei Balcani ancora pieni di uranio impoverito.

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