Viaggio di una parigina a Lhasa
Alexandra David-Néel
Voland, Roma, 1997
pag. 222 – 13,00 euro
Conosciuta grazie a Sandra Petrignani che parla di Alexandra David- Néel in La scrittrice abita qui; la curiosità di leggere il viaggio che questa donna ha compiuto nel 1920 tra la Cina e il Tibet per raggiungere Lhasa, la città proibita agli stranieri, è stata grande.
Il libro si trova negli scaffali dedicati alla letteratura da viaggio. Un viaggio di cui noi per quanto cerchiamo cose esotiche, viaggi alternativi, mete al di fuori dei circuiti turistici non riusciremo mai ad avere un’idea.
Alexandra aveva già una cinquantina d’anni quando ha intrapreso un cammino che per mesi l’ha costretta a marce forzate di 40 km al giorno, facendola dormire sotto le stelle, o protetta a malapena dalla sterco secco usato come combustibile o come isolante dal terreno ghiacciato del Tibet invernale.
Fame, freddo, il costante terrore di essere scoperta e dunque rimandata indietro, come già era successo in precedenza, l’angoscia di sbagliare strada e di essere assalita dai malviventi sono i costanti compagni del suo viaggio e del giovane lama Yongden (suo figlio adottivo) che l’accompagna.
Per passare inosservata Alexandra si traveste da mendicante tibetana. E come tale è sempre stata trattata da chi aveva ben poco più di lei (una pentola in cui da giorni bollono e ribollono interiora di maiale è considerato un pasto di lusso). Sebbene in po’ ripetitivo in certi parti, Viaggio di una parigina a Lhasa è molto bello. Gustosi i racconti sulla credulità dei tibetani e sull’abilità e la saggezza di Yongden nelle sue divinazioni.
Alexandra è una donna che ha viaggiato moltissimo e che morirà più che centenaria nel 1969. Le sue ceneri e quelle di Yongden sono state disperse sul Gange.
by Scri