Campo base Skansbukta/ Basecamp Skansbukta

Campo base: Skansbukta

25 giugno 2011

La partenza per il campo base è prevista alle 12. Ci rimane la mattinata per completare il lavoro di preparazione degli zaini cominciata la sera prima. Ci facciamo anche una bella doccia perché è l’ultima. Per sei giorni non avremo nessuna comodità, niente doccia, niente bagno, niente di niente. La speranza è che, essendo freddo non si sudi e di conseguenza non si puzzi troppo.

Conosciamo Stefano Poli

A mezzogiorno in punto arriva Stefano Poli. Nei mesi scorsi abbiamo letto qua e là qualcosa di lui, visto che è un italiano che si è stabilito qui vent’anni fa. Ha creato un suo museo sulla storia di questo luogo che ora, ci dice, è impacchettato negli scatoloni perché sta cercando una nuova sede. Ci porta al piccolo molo, dove ci aspetta il gommone che ci porterà alla baia di Skansbukta sulla parte settentrionale del Billefjord dove vivremo per sei giorni. Ci illustra la composizione del gruppo, una coppia olandese, una ragazza tedesca, un ragazzo italiano, un padre con il figlio di una decina d’anni, anch’essi italiani e noi.

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Non sarà lui la nostra guida ma Dirk. In verità al sentire che si sarà un bambino ci preoccupiamo temendo che capricci e piagnistei ci rovinino la vacanza. Dobbiamo invece dire che il nostro piccolo escursionista è stato davvero grande, ha camminato tutto il giorno senza mai lamentarsi di nulla, neppure quando era stanco. Inoltre si è adattato a tutto senza dare alcun problema. In seguito il padre ci dirà che non era nuovo a vacanze un po’ particolari.

Si parte in zodiac

Quando siamo tutti sul molo, cominciamo a caricare il gommone, è uno Zodiac come quelli sui quali abbiamo navigato per il Killer Whale e Whale watching in Canada. L’imbarcazione ci sembra in realtà piccola per caricare tutta l’attrezzatura del campo, viveri per sei giorni, nove persone, più la nostra guida e il conducente, tutti gli zaini e i tre cani groenlandesi anti-orso. Ma alla fine ci sta tutto e indossiamo le tute artiche e i salvagenti, con scarsa convinzione che a queste temperature servano davvero a qualcosa nel caso si finisca in acqua. Cominciamo così la traversata del Billefjord di un’ora e quaranta minuti letteralmente a cavalcioni dello Zodiac.

Arriviamo a Skansbukta

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Giunti a destinazione c’è qualche problema nel trovare un punto in cui il gommone possa arrivare vicino a riva per farci scendere. C’è, infatti, la bassa marea e c’è il rischio di incagliarci. La guida si mette a poppa e sonda con una pertica il fondale cercando un corridoio lungo cui lo zodiac possa arrivare il più vicino possibile a riva. La nostra guida Dirk, deve già fare uno degli innumerevoli bagni di questi sei giorni. Salta in acqua, che gli arriva fino alle ginocchia, e fa scendere prima di tutti i tre cani groenlandesi che non hanno gradito in modo particolare la traversata e non vedono l’ora di rimettere le zampe a terra. Poi ci aiuta a scendere con un balzo per atterrare direttamente sulla ghiaia della spiaggia. Istruiti in precedenza da Dirk, creiamo una catena umana per sbarcare l’attrezzatura dallo zodiac. Una volta fatto salutiamo l’imbarcazione nostro ultimo contatto con la civiltà.

Si carica il fucile

Il gommone non fa in tempo ad allontanarsi che Dirk carica il fucile con proiettili lunghi almeno 6 centimetri, mette a portata di mano la pistola lancia razzi e dispone i cani a coprire il perimetro nel quale ci muoviamo.
Abbiamo messo piede a terra da pochi secondi e già la nostra guida ci dà le prime informazioni in caso dell’avvicinamento di un orso bianco: assolutamente non disperdersi, rimanere in gruppo dietro a lui, fare chiasso, unire le nostre braccia, alzarle e agitarle per far credere all’orso che siamo più grossi di lui.
La cosa non ci tranquillizza per niente. Per le cinque del pomeriggio il campo è montato. Noi in verità ci dimostriamo abbastanza inetti ed è grazie all’aiuto dei compagni d’avventura più esperti che alla fine la nostra tenda, se ne sta bella ritta.

Servizi igienici stile Svalbard

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Dirk monta anche i servizi igienici. Un secchio alla sinistra del campo per i maschietti, un secondo secchio dalla parte opposta per le femminucce.
Ancora un’oretta per sistemare le cose nelle tende e alle sei siamo tutti pronti per la nostra prima cena nella “gamme”, la tenda comune che fa da cucina.
Tanto per dare un’idea di quanto la luce perenne alteri i ritmi. Alle 22 decidiamo di fare una passeggiata verso la vicina cascata che sarà anche la nostra fonte di acqua nei prossimi giorni.

Basecamp Skansbukta

Our hiking base camp is in Skansbukta defined as: a coastal indentation between two capes or headlands, larger than a cove but smaller than a gulf.
Everybody has to help and be willy to carry out every type of task as there isn’t any other help but the one that comes from participants.
We are nine people in total. Cal and me, a German girl, an Holland couple, an Italian guy, and a ten year old child with his father also from Italy. When we saw him we worried about the fact that he could spoil our hiking week. But the child was great, he never complained and walked all the time in every terrain conditions. Our guide was Dirk a Norwegian guy who moved in the States when he was a teenager, and three dogs: Niko, the boss, Naya and Mod the youngest. All three of them were our Polar Bear guard.
The base camp is really essential, tents to sleep, a kitchen tent called “gamme” and two open-air buckets for toilet, one for ladies and the other one for men. No shower, of course.
We reached Skansbukta with a Zodiac and 90 minutes of jumps in the cold waters of Isfjorden.

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