Islanda orientale
29.07.15 – Il giorno della porta verso l’Europa da Höfn a Seyðisfjörður (pop. 675) – 209 km
Attraversiamo in auto questa parte dell’Islanda con un unico pernottamento a Seyðisfjörður per spezzare il lungo tragitto di 500 km che ci porterà al lago Mývatn e alle altre meraviglie che incontreremo lungo la strada. Come al solito partiamo di buon mattino e ci inoltriamo sulla Hringvergur sempre sotto la protezione del ghiacciaio Vatnajökull.
La strada segue la costa frastagliata sull’oceano Atlantico da un lato mentre dall’altro si susseguono vette innevate, campi di un verde lussureggiante trapuntati di fattorie solitarie e delle immancabili pecore. Dopo un centinaio di chilometri iniziamo a seguire il contorno del fiordo Berufjördur che però abbandoniamo presto per seguire una deviazione sulla strada 939 a circa metà del fiordo e che ci porta direttamente nell’interno.
E’ la nostra prima strada sterrata, è bella larga di buona terra battuta ma comunque la velocità scende da 90 km/h a 60 km/h. Questo significa semplicemente che abbiamo più tempo per guardarci intorno immersi come siamo in questo paesaggio spettacolare, tra neve, torrenti e numerose cascatelle. Ci godiamo il percorso di 24 km che ci fa salire fino a 530 metri sul livello del mare dove ci fermiamo per ammirare la valle che si apre sotto di noi con la parte finale del fiordo che si insinua fra le rocce.
E’ un’altra stupenda giornata di sole e ci pare quasi incredibile di essere così fortunati. Lungo la strada le pecore sostano placide sulla carreggiata succhiando macchie nere sulla terra battuta, dove, probabilmente, trovano il sale di cui hanno bisogno. E’ nettare prelibato perché non si spostano se non all’ultimo istante.
La 939 si ricongiunge con la Hringvegur più a nord. Costeggiamo il lago Lagarfljót ma non ci fermiamo per tentare di avvistare il mostro locale in stile Nessie del più famoso lago di Loch Ness. A Egilsstaðir prendiamo la diramazione panoramica 93 per Seyðisfjörður. Altra strada con un paesaggio spettacolare che ci porta a superare un passo a 600 metri sul livello del mare dove siamo circondati da cime innevate e da un lago invaso quasi completamente da enormi lastroni di ghiaccio. Superato il passo ci fermiamo in un punto panoramico con un ponticello su un torrente da dove si vede Seyðisfjörður adagiata placidamente sulla parte finale del fiordo omonimo e circondata dai pericolosi e ripidi versanti che d’inverno costituiscono una minaccia costante di valanghe.
Il tragitto che ci conduce alla guesthouse che abbiamo prenotato ci riporta alla mente l’inquietante arrivo al B&B di Whittier in Alaska. Come ormai è un classico per noi, la guesthouse si trova nella parte estrema del paese, in una zona del porto dismessa con edifici dall’aria abbandonata. Ma il posto è ok e la nostra stanza dà direttamente sulle acque del fiordo e sulle montagne dall’altro lato.
E’ ormai pomeriggio inoltrato e ci concediamo una passeggiata in centro. Seyðisfjörður nacque a metà dell’ottocento e fece fortuna con l’industria delle aringhe. E’ famosa per le sue case di legno multicolore del XIX secolo che i norvegesi, attratti qui dai possibili guadagni delle pasca delle aringhe, trasportarono in forma di prefabbricati. Alcune sono perfettamente restaurate, altre mostrano i segni del tempo. Una in particolare solletica la nostra curiosità, è evidentemente decrepita ma ha ancora le tendine ricamate alle finestre. Mentre la stiamo osservando un signore ci si avvicina chiedendoci se la vogliamo comprare. E’ un islandese di Reykjavik che sta aspettando l’artigiano che si deve occupare del restauro.
E’ la casa di vecchi parenti che di successione in successione è arrivata lui e che ora vuole trasformare in casa delle vacanze. E’ lui che ci svela che l’Islanda sta vivendo l’estate più fredda degli ultimi decenni. A noi va bene, se ci regala queste magnifiche giornate di sole.
Salutata la nostra nuova conoscenza ci dirigiamo verso la Bláa Kirkjan, la chiesa blu, dove nei mercoledì d’estate si tengono dei concerti di musica classica, jazz e folk. La scelta del giorno non è casuale; il mercoledì sera Seyðisfjörður si riempie di turisti per l’arrivo del traghetto che congiunge l’Islanda con la Danimarca e dunque con il resto d’Europa. Un viaggio di 47 ore che è l’unico modo possibile per arrivare qui con la propria auto o camper.
Accanto alla chiesa un monumento formato da bianche putrelle contorte. Sono state estratte dalla fabbrica distrutta da una valanga nel 1996.
Eastern Iceland
29.07.15 – The day of the door to Europe from Höfn to Seyðisfjörður (pop. 675) – 209 km
We stop in Seyðisfjörður to break the long journey of 500 km that will take us to Lake Myvatn. In another beautiful sunny day we drive along our first gravel road that makes us rise up to 530 meters above sea level where we stop to admire the valley that opens below us with the end of the Berufjördur fjord. At Egilsstaðir we take the scenic road 93 to Seyðisfjörður. In a spectacular landscape the road leads us to 600 meters above sea level where snow-capped peaks surround us and a lake almost completely invaded by ice. Seyðisfjörður was settled in the mid-nineteenth century and made his fortune with the herrings industry. It’s famous for its multi-colored wooden houses of the nineteenth century that the Norwegians transported in the form of prefabricated. Some are perfectly restored others show signs of aging. Every Thursday at the Seyðisfjörður harbor arrives the ferry that connects Iceland with Denmark and therefore with the rest of Europe. A journey of 47 hours, which is the only way to get here by car or camper.