Into the “wide” (and wet) – Canada e Alaska 2009 – Calgary e Jasper – I° parte

Lo spazio è l’elemento che impressiona di più. Tutto è vasto, largo, l’occhio si perde oltre la distesa di pini, oltre le curve sinuose dei torrenti che dai noi sarebbero senza dubbio promossi alla categoria di fiumi, e fiumi belli larghi. Le strade entrano in questi spazi e ne diventano parte, strade ampie per nulla trafficate anche se eravamo ad agosto, strade che ti avvisano: attenzione il prossimo rifornimento ce l’hai a 150 km, hai già controllato il pieno? Strade che non mentono, perché davvero in quei 150 km non c’è più nulla se non tu e la strada.

Siamo qui per questo, siamo qui per perderci in questa vastità, per lasciare il nostro sguardo volare di pino in pino, di cima in cima, di ansa di fiume ribollente d’acqua in ansa. Siamo qui anche per le balene e per i ghiacciai, per vedere questi ultimi digradare nell’oceano, per sentirne lo schiocco secco del ghiaccio che si spezza, nel silenzio irreale della baia mente il ghiacciaio ti sovrasta con la sua imponenza e anche se sei in un’imbarcazione piena di turisti, tutti, come te, ammutoliscono davanti a questo esercizio di muscoli.

Questo è il racconto del nostro viaggio. Nella parte logistica trovate invece le informazioni relative all’organizzazione, dove abbiamo dormito e mangiato.

03-08-09 – Calgary

Siamo arrivati ieri sera e la città ci ha salutato con 27 gradi umidi, umidi. Ma il temporale notturno ha riportato le temperature a livelli più decenti. A Calgary abbiamo passato una sola giornata. Non abbiamo visitato l’Olympic Park che celebra le olimpiadi tenutesi qui nel 1988.  I lunghi trampolini del salto li abbiamo visti comunque quando abbiamo lasciato la città.

Calgary_skyline

Prima di colazione abbiamo fatto due passi, anche perché di dormire a causa del jet-lag non se ne parlava proprio. Usciti dal vialetto del nostro B&B ci siamo trovati lo skyline di Calgary con la figura affusolata della torre che svettava tra gli altri edifici. La giornata era grigia ma alla fine pioverà solo in tarda serata. In quella nostra breve passeggiata ci siamo stupiti di come le strade erano deserte. Immaginavamo di vedere un po’ di vivacità dovuta al lunedì mattina al ritorno in ufficio dei canadesi (gustandoci, nel vederli, ancora di più il nostro primo giorno di ferie) e invece a parte un solitario ciclista le strade erano deserte così come i pochi autobus che sono passati.

IMGP0592_Calgary_Fort Calgary

Scopriremo a colazione che quel lunedì era l’ Heritage Day, il giorno il cui la città celebra la propria fondazione. Vicino al B&B c’è Fort Calgary, un prato in cui sono ancora presenti le baracche delle fine dell’800 e una stele che ricorda dove passava la recinzione del forte.

Accanto c’è l’Interpretative center, in cui viene ricostruita la vita di quei primi pionieri, il contatto con le popolazioni indigene, la nascita – proprio qui a Calgary – delle giubbe rosse (Royal Canadian Mounted Police) a loro protezione dalle scorribande dei cow-boys ubriachi che arrivavano dagli Stati Uniti. Nel centro sono ricostruiti alcuni luoghi di vita quotidiana dell’epoca, e si possono indossare le famose giubbe rosse per una foto. Noi ci abbiamo passato un paio d’ore nel pomeriggio prima di rientrare B&B per un sonnellino conciliatore con il jet lag.

IMGP0667_Calgary

La giornata festiva ci ha consegnato un centro di Calgary pressoché deserto e con molti locali chiusi per il ponte della festività. La nostra prima meta è stata la torre. Siamo saliti alle nove del mattino con una famigliola e formavamo tutti insieme un gruppo così sparuto che una volta arrivati nella zona panoramica ci siamo come volatilizzati. La torre in sé non ha nulla di particolare rispetto alle torri di molte altre città. In una giornata limpida, e non era il nostro caso, è possibile vedere le Rocky Mountains (Montagne Rocciose).

IMGP0626_Calgary

La salita vale la pena per la sporgenza di vetro che ti lascia con i piedi sospesi nel vuoto. E’ una sensazione strana, del tutto differente da quello dello sporgersi da un parapetto. Quasi il piede si rifiuta di appoggiarsi sulla lastra di vetro come se il cervello attivasse un sistema di sicurezza che ne impedisce l’avanzare percependo molto più in fretta il nulla sotto di sé che il sostegno della passerella.  In maniera del tutto irrazionale appena si riesce ad arrivare sulla piattaforma sospesa, viene da aggrapparsi alla balaustra che si trova davanti come se potesse evitarci la caduta. Restare con i piedi sospesi nel vuoto è un’esperienza. Dopo un paio di entrate e uscite incerte riuscivamo a stare sospesi nel vuoto con un certa spavalderia tanto da suscitare l’ammirazione dei nuovi arrivati “You are really brave”.

Dalla torre si ha anche una vista completa della città con lo Stampede Stadium dove a luglio si svolge la settimana dei rodei, ovvero del più grande spettacolo all’aperto del mondo, e la linea ferroviaria con i lunghissimi treni merci della Canadian Pacific composti da decine di vagoni. Ne abbiamo contato uno con oltre 90 vagoni. Pare che un container abbia una lunghezza standard di 6 o 12 metri. Significa che il nostro treno era lungo da mezzo a un chilometro senza contare le tre o più motrici. Indubbiamente impressionante.

La Stephen Avenue Mall è la strada centrale pedonale su cui si affacciano molti negozi per turisti. Anche questa deserta nel nostro deserto lunedì mattina a Calgary. Abbiamo così deciso di andare al Prince Island Park scendendo lunga la 3st SW e attraversando così la downtown della città. Passeggiando abbiamo notato che in alcune fioriere anziché fiori erano stati piantati insalata e ortaggi  in quelli che un cartello definiva come Calgary Community Garden. Abbiamo visto una piantina di pomodoro con un unico pomodorino che strenuamente e solitario sembrava mettercela proprio tutta per crescere.

Se camminare non vi spaventa il percorso dalla torre al parco si può fare tranquillamente a piedi. Per andare al parco e tornare alla Stephen Avenue Mall il nostro contapassi ne ha misurati  12.409 pari a circa 7 chilometri.

IMGP0726_Calgary_diritti delle donne

Proseguendo verso la fine di Stephen Avenue si incontra un gruppo di statue rappresentanti delle donne.  Ricordano la  lotta di Emily Murphy, e delle donne che la sostennero, che all’inizio del secolo scorso riuscì a far cambiare la legislazione canadese affinché il termine “persons” includesse anche le donne. Infatti quando volle presentarsi per l’elezione a senatore si sentì dire che: “You, Madam, are not a Person.” e quindi secondo la legge senza alcun diritto.

04-08-09 Icefields Parkway verso Jasper: la zona dei parchi

IMGP0800_Calgary_Trampolini olimpici

Partiamo da Calgary in una mattina di pioggia battente.  Sulla statale che ci porta lontano dalla città vediamo i trampolini del salto delle olimpiadi invernali del 1988. Viaggiamo sulla Trans Canada Highway fino alla congiunzione con l’ Icefields Parkway. In tutto 414 km da percorre con un limite di velocità che passa da 110 a 90 km.  Ce la prendiamo comoda,  abbiamo tutto il giorno per fare il nostro primo trasferimento.  Nella nostra marcia di avvicinamento a Jasper ci fermeremo a  Baff,  Lake Louise e lake Morraine, mentre faremo nei prossimi giorni quelli più vicini a Jasper come il Columbia Icefield con l’Athabasca Glacier 100 chilometri a sud di Jasper e Athabaska Falls, a 30 chilometri.

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La Icefields Parkway è una strada incredibilmente bella. Corre lungo le ampie valli che degradano dalle Rocky Mountains che ci circondano e che in alcuni tratti ricordano le nostre Dolomiti. Tutto intorno a noi vette che superano i 3000 metri, ampi fiumi punteggiati da laghi sui quali – immaginiamo – nelle giornate di sole si specchiano i ghiacciai. La strada è larga, poco trafficata praticamente diritta. Restiamo perciò stupiti nel sapere che Jasper, il nostro punto di arrivo, è a 1000 metri. Non abbiamo fatto un tornante, sì forse uno, non abbiamo dovuto attraversare nessuna galleria. Di certo il concetto del guidare in montagna da queste parti assume aspetti completamente diversi. Viene da chiedersi che se li comprano a fare i Suv, di certo non gli serve maggior potenza per valicare i passi.

IMGP0891_Calgary-Jasper_Banff

Una sessantina di chilometri prima di entrare nell’Icefields Parkway ci fermiamo a Banff. Breve sosta di cortesia a questa cittadina che ci sembra la Cortina del posto. Tra le due, Banff e Jasper abbiamo scelto quest’ultima perché ci è sembrata più grezza e comunque più vicina a quello che volevamo vedere.  Questa è la zona dei parchi e quindi il paradiso per gli escursionisti. Il richiamo della montagna è fortissimo dopo che per due anni di seguito abbiamo saltato il nostro trekking dolomitico.

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IMGP0924_Calgary-Jasper_LakeLouise

Poco oltre Banff ci siamo fermati a Lake Louise, orrendo l’albergo proprio sulle sponde del lago. Degli autobus avevano appena scaricato orde di turisti, così in tutta fretta abbiamo proseguito per Lake Morraine. Più tranquillo e appartato, con un’acqua verde-blu. Purtroppo la giornata coperta non ci ha permesso di vedere le cime specchiarsi nel lago che- e non l’avremmo mai detto –  si trova a 1.800 mt di altitudine. Da Lake Morraine abbiamo proseguito dritti fino a Japser, con una breve sosta nell’icefield centre per prendere informazioni per la visita all’Athabasca Glacier con gli Snow coach.

I pass per i parchi

IMGP2669_Ucluelet-Richmond_ParkPass

Per visitare i parchi occorre munirsi di Pass. Fino a Marzo 2010 il prezzo è di $can 9.80 per quello giornaliero e di $can 67.70 per quello annuale. Noi siamo stati fortunati perché Valinda e Helmut ci hanno dato un pass che avevano lasciato loro altri ospiti del B&B a Calgary. Conclusa la parte canadese glielo abbiamo rispedito via posta nel caso potesse  essere utile per qualche altro turista. Il pass deve essere appeso allo specchietto retrovisore interno, in modo che sia sempre visibile  soprattutto quando si passano gli ingressi (foto) dei parchi.

Come organizzarsi il “che cosa fare”

Le attività nel parco sono molteplici come numerosi i precorsi per il trekking. Arrivati a Jasper ci siamo diretti per prima cosa al Visitor Centre dove abbiamo raccolto alcune mappe e indicazioni di percorsi. Ogni città, cittadina, paesello di provincia ha il suo visitor centre ed è un buon punto per orientasi e organizzare il tempo delle visita. Abbiamo trovato sempre persone cordiali e disponibili a darci dei suggerimenti anche mirati al tempo che avremo trascorso nella loro località.

5-08-09 In Snow coach sul Columbia Icefield, le Athabasca Falls e l’Angel Glacier

A quanto pare le Rockies non hanno intenzione di svelarsi ai nostri occhi. Oggi, alla coltre di nubi che cela le vette innevate si è aggiunta la pioggia. Qui a Jasper la temperatura è di 4° C. Come dire: volevamo scappare dall’agosto caldo afoso di casa e…  ce l’abbiamo fatta!

Il nostro programma è di salire con lo Snow Coach  sul Columbia Icefield a circa 3.000 mt. Alimentato dagli otto maggiori ghiacciai compreso l’Athabasca Glacier.  Il Columbia Icefield è il più vasto accumulo di neve e ghiaccio a sud del circolo polare artico. Lo snow coach fa arrivare proprio sull’Athabasca Glacier e il giro costa $can 49 a testa. Un autobus ci porta ai piedi del ghiacciaio e da qui trasbordiamo nello Snow Coach.

IMGP1023_Jasper_Athabasca

Le enormi ruote affrontano una prima pendenza generosa e poi subito si trovano a mordere il ghiaccio. Sul ghiaccio è stata creata un specie di strada di “ghiaccio battuto” lungo la quale questi enormi autobus fanno la spola per portare i turisti nella parte più alta per posare il piede sul ghiacciaio. Quando arriviamo la temperatura è scesa a 0° C e la pioggia si è trasformata in nevischio. Il paesaggio è notevole anche se noi siamo avvezzi ai ghiacciai avendo già attraversato la Marmolada con i ramponi. La gita dura un’oretta.
Tornati a valle ci siamo diretti verso Jasper. 

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Anche nel pomeriggio il cielo è rimasto grigio ma almeno aveva smesso di piovere.  Lungo la strada ci siamo fermati alle Athabasca Falls note non tanto per l’altezza della cascata (23 mt) quanto per l’irruenza, la forza e la quantità dell’acqua che si insinua nelle strozzature della roccia. E’ anche possibile fare una piacevole passeggiata lungo il fiume Athabasca. Abbiamo concluso la giornata seguendo la vecchia strada 93A che parte dalle Athabasca Falls e arriva a Jasper.

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Lungo la 93A c’è la diramazione per raggiungere Mt. Edith Cavell dalle cui  vette scende il ghiacciaio detto dell'”Angelo” per via della sua conformazione che fa pensare a due ali spiegate fra il Mt. Edith Cavell (a sinistra) e il Sorrow Peak (a destra). Un breve percorso, il Path of the Glacier Loop che parte dal parcheggio, porta al laghetto alimentato dal ghiacciaio, in cui si trovano molti iceberg. Poco più su del laghetto si apre una caverna nel ghiaccio dalla quale usciva un’aria decisamente fredda. Sulla via del ritorno appena prima di entrare in Jasper abbiamo incontrato un gruppo di giovani/femmine di Wapiti.

06-08-09 Maligne Canyon, Maligne Lake, Medicine Lake, Whistler Mountain

Primo avvistamento di un orso

Giornata che comincia ancora con nubi basse, ma che – nel volgere di un’ora – si apre scoprendo un cielo azzurro e rivelandoci, finalmente, alcune cime delle Rocky Mountains.  Il programma è di andare nella zona del Maligne Lake a circa 50 km da Jasper. La strada è nota per essere un luogo favorevole agli avvistamenti degli animali.

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Appena fuori da Jasper incontriamo degli altri wapiti, questa volta dei maschi con i palchi, lo prendiamo come un segnale di buon auspicio per gli avvistamenti della giornata. Dopo alcuni chilometri lungo la strada per il Maligne lake, notiamo un nutrito gruppo di auto ferme sul ciglio della strada. Oramai siamo avvezzi al messaggio: auto ferma = animale avvistato.

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Ci fermiamo anche noi e chiediamo cosa sta succedendo. “A bear, a baby one” ci rispondono, ed eccolo il nostro primo orso. Siamo eccitati come veri cacciatori nella savana. L’orsetto è nella vegetazione al bordo della strada, si muove tranquillo apparentemente non infastidito dalle persone a qualche metro da lui e dai click delle macchine fotografiche che impazzano. Abbiamo fatto 35 foto a questo primo orso, di cui, alla fine solo 4 sono risultate “buone”. Il muso nero le pelliccia di un marrone chiaro ci fa pensare in un primo tempo a un cucciolo di Grizzly. In realtà impareremo nei giorni seguenti che anche gli orsi possono avere una pelliccia chiara. Lo seguiamo tutti nel massimo silenzio possibile – se lui è qui la madre non deve essere molto lontana –  nei suoi spostamenti tra la vegetazione finché non sparisce nel folto della foresta.

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La strada che porta al Maligne Canyon è davvero bella. La lunga lingua di asfalto chiaro è costeggiata dai boschi entrambi i lati e da una vista magnifica sulle montagne circostanti. La giornata limpida, infatti, ci permette di vedere finalmente i ghiacciai adagiati sulle cime delle montagne attorno a noi e di cogliere le differenze notevoli da vetta a vetta.

Alcune sono molto simili alla nostre Alpi, altre decisamente diverse; alcune nella conformazione ricordano le pareti dei canyon, altre ancora si elevano con pareti lisce e nude fino a creste all’apparenza talmente sottili da dare l’impressione di essere come lame affilate. Nonostante il periodo vacanziero la strada non è per nulla affollata, incontriamo qualche auto qua e là con ampi tratti in cui davanti e dietro di noi non c’è proprio nessuno.

Maligne Canyon, Maligne Lake, Medicine Lake

IMGP1338_Jasper

Il Maligne Lake è un’ampio lago nelle cui acque si specchiano le montagne  circostanti. Si può fare il giro in barca o affittare una canoa e pagaiare. Noi ci siamo goduti la sua vista  e una breve passeggiata lungo la riva del lago. Ci ha impressionati la propaggine estrema del Medicine Lake che sembrava più a una laguna, con la terra che affiora dall’acqua bassa.

Il Maligne canyon è una buona occasione per affrontare una bella passeggiata che corre lungo le gole (alte fino a 50 mt) e i salti d’acqua. Tutto il tragitto è accompagnato dal rumore dell’acqua che cerca impetuosa di farsi spazio nelle strette insenature. Qui abbiamo incontrato più turisti e quindi per tornare al parcheggio di partenza abbiamo scelto un sentiero che corre più in alto delle cascate ma che – per via della forte pendenza nel tratto iniziale – ha decimato tutti i turisti. Una volta nella parte più alta ci siamo goduti lo spettacolo che la natura al suo meglio ci stava offrendo.

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Tornati nel primo pomeriggio e dopo aver fatto una sosta per osservare un altro giovane orso, questa volta nero, e altri wapiti con i palchi, ci siamo diretti verso la Jasper tramway, la funivia che porta in cima alla Whistler Mountain a 2.270 e da dove si può godere di un panorama a 360° delle rockies. Dalla stazione di arrivo occorre prendere un sentiero che si inerpica con una pendenza che si fa sentire sui polpacci. Siamo arrivati fino a circa a metà ma il panorama che si è aperto davanti a noi è stato senz’altro da togliere il fiato.

Tutte le foto

  • Escursione al rifugio Serristori
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Un pensiero su “Into the “wide” (and wet) – Canada e Alaska 2009 – Calgary e Jasper – I° parte

  • Non e’ proprio capace……

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